Un’Eucaristia di popolo celebrata nel nome di Santi generatori del senso pieno della famiglia. Per questo il cardinale Scola arriva a Marcallo con Casone, nella parrocchia dei Santi Nazaro e Celso, per presiedere la Messa votiva dei santi Luigi e Maria Zelia Martin, i genitori di santa Teresa di Lisieux, cui si aggiunge la devozione a Santa Gianna Beretta Molla.
La gente in festa, la banda, i bambini e i giovani, le autorità militari e civili, tra cui i Sindaci e Vicesindaci rispettivamente di Marcallo e di Boffalora sul Ticino, l’assessore al Bilancio di Regione Lombardia, Massimo Garavaglia, accolgono l’Arcivescovo. Teresina, un’anziana emozionatissima nel trovarsi davanti il Cardinale, legge un breve indirizzo di saluto, richiamando la tradizione di fede delle terre della “Bassa”: «sono l’ultima di 11 figli, ricordiamo i nostri genitori che si sono sacrificati tanto per noi». Parole che sembrano trovare un’immediata risposta nell’intensa preghiera che il Cardinale compie silenziosamente davanti alla cappella dove si conserva, in un reliquiario disegnato da santa Teresina, la reliquia dei suoi genitori, una bella icona loro dedicata, un quadro e anche – particolare tenerissimo – i fiocchetti rosa e azzurri dei battezzati del 2016. Sono presenti alla Celebrazione anche i coniugi Schillirò, il cui figlio Pietro, ricevette il primo miracolo degli allora beati Martin.
«Ancora grazie per essere nelle nostre comunità, per il gesto di venerare le reliquie dei santi Luigi e Zelia e santa Gianna che ci indicano la fondamentale educazione alla santità attraverso la famiglia. Lei è segno di Gesù Buon Pastore tra noi», nota, in apertura don Riccardo Brena, parroco di Marcallo con Casone e Boffalora che insieme e Mesero (dove si trova il santuario della Famiglia dedicato proprio alla Beretta Molla), formano un’area pastorale omogenea. Infatti, concelebrano anche il parroco di Mesero, il decano del Decanato “Magenta”, don Emanuele e alcuni altri sacerdoti del Decanato.
«La mia gratitudine è per questo invito, perché non c’è un gesto più importante della partecipazione alla salvezza operata da Gesù». Per l’Arcivescovo celebrare con il suo popolo è un momento tra i più consolanti del suo Ministero», aggiunge Scola.
Infatti, se la Chiesa è la comunità nella quale il cristiano si rende presente al rapporto intenso con Gesù e i fratelli, essa indica anche una convocazione da parte di Cristo «per cui lasciamo le nostre case e ci ritroviamo come pietre vive ed espressione comunitaria per poter rigenerare la nostra persona».
Dunque, una domenica mattina di gioia resa ancora più intensa – lo sottolinea il Cardinale – «perché nella vostra area omogenea si sta creando un polo dedicato alla famiglia che percepiamo come, oggi, sia decisiva non solo per la Chiesa, ma per il futuro stesso della società civile. Siete un polo di preghiera e pellegrinaggio in cui recepire la bellezza della famiglia voluta da Gesù come rapporto tra l’uomo e la donna stabile e aperto alla vita. Famiglia che è decisiva come cellula della realtà civile e sociale». Un polo di riflessione culturale e sociale, dunque, quello della realtà di Marcallo e Mesero, cruciale in Diocesi come in un orizzonte più ampio.
«Non è un caso che la nostra Europa sia attraversata da un calo demografico che viene dalla confusione su cosa sia l’amore. Venerare i santi Martin e santa Gianna significa – ad là dei nostri errori – cercare e ritrovare, secondo le modalità di oggi e nel rispetto della sensibilità odierna, la solida radice della famiglia, nucleo costitutivo della società e base della realtà ecclesiale».
Il pensiero è ai ragazzi della Cresima incontrati nello stadio di San Siro. «Ho sentito nel loro modo di pregare e di cantare che i genitori, hanno fatto passare Gesù come gusto della vita: ciò dobbiamo fare anche noi, in questo polo di generazione della santità della famiglia».
Anche perché «questo è veramente il tempo della laicità», scandisce l’Arcivescovo rivolgendosi direttamente ai fedeli: «voi siete il corpo reale della Chiesa in tutti gli ambienti, arrivando dove noi preti non arriviamo. Partite da questo focolaio di santità, che è l’alleanza tra Marcallo con Casone, Mesero e Boffalora. Mi aspetto che sotto la guida dei vostri sacerdoti insistiate in questo, invitando tutte le nostre realtà al pellegrinaggio. Non dimentichiamo che la famiglia custodisce le due differenze fondamentali, quella sessuale e tra le generazioni, che ci permettono di scoprire cosa sia l’amore. La famiglia è la strada della felicità e per la realizzazione piena di sé».
Poi, a conclusione, ancora due raccomandazioni: «avete cominciato un cammino proficuo all’interno dell’area omogenea. Noi stiamo toccando con mano la grande opportunità offerta della Comunità pastorale che non inizia solo per la mancanza di preti, ma che soprattutto è utile per i grandi cambiamenti nati nel mondo e che domandano una maggiore energia missionaria, come negli ambiti della cultura e della famiglia. Ecco perché dobbiamo muoverci verso una Pastorale di insieme. Come ogni cambiamento, ciò richiede qualche sacrificio ma, nel rispetto di tutti, questa strada potenzierà ulteriormente le belle realtà da cui la Diocesi e la società civile si aspettano molto, perché la grande crisi troverà soluzione sono da una rinascita di popolo e dalla base, non dalle grandi decisioni o da Bruxelles. Continuate con pazienza, ascoltandovi a vicenda, perché questo cammino prosegua in maniera incisiva».
E, prima della congedo, come sempre affettuoso, arriva un dono significativo per l’Arcivescovo, un quadro di Giovanni Perico (che aveva già realizzato l’arazzo esposto per la Canonizzazione dei coniugi) rappresentante i Martin e santa Gianna, con, sullo sfondo, il Duomo di Milano.