Tra i “cantieri” aperti che la Diocesi di Milano si appresta a verificare insieme all’Arcivescovo il 28 maggio, quello liturgico ha una «peculiare natura», come ha scritto lo stesso cardinale Angelo Scola nella lettera con cui, alla fine del 2012, ha rinnovato la Congregazione del Rito Ambrosiano. Non si tratta infatti di un cantiere esclusivamente diocesano, dal momento che ogni revisione della liturgia deve essere approvata anche dalla Congregazione per il culto divino della Curia romana.
Se è naturale pensare all’edizione del nuovo Lezionario ambrosiano, entrato in vigore il 16 novembre 2008, come all’ultimo capitolo della riforma liturgica ambrosiana, non possiamo non ricordare come questa abbia radici lontane, che risalgono al 1976, con l’uscita del Messale ambrosiano, e ai primi anni Ottanta, quando vennero pubblicati i cinque volumi della Liturgia delle Ore.
Altri capitoli che potranno essere affrontati in futuro sono il rituale dell’iniziazione cristiana e il completamento del secondo ciclo di letture per l’Ufficiatura (o breviario, come veniva impropriamente chiamato una volta).
Consegnato dal cardinale Dionigi Tettamanzi nelle mani di Benedetto XVI durante l’udienza generale di mercoledì 12 novembre 2008, il nuovo Lezionario ambrosiano ha recuperato una scansione del calendario liturgico più vicina a quella della tradizione ambrosiana e articolata in tre momenti: il Mistero dell’Incarnazione (dall’inizio dell’Avvento all’inizio della Quaresima), il Mistero della Pasqua (dall’inizio della Quaresima a Pentecoste) e il lungo periodo delle domeniche dopo Pentecoste, che arriva fino all’Avvento successivo.
La pubblicazione del nuovo Lezionario coinvolge direttamente anche quelle diocesi nelle quali vi sono consistenti zone che seguono il rito ambrosiano: Lugano, Bergamo e Novara. I rappresentanti di queste diocesi partecipano anche ai lavori della Congregazione del Rito Ambrosiano. L’organismo, nella compagine rinnovata, è composto da alcuni membri effettivi, che hanno diritto di voto, e da un gruppo di esperti che possono essere consultati su singoli problemi ma che non hanno diritto di voto. Tra i membri effettivi vi sono soprattutto sacerdoti in cura d’anime, per ancorare sempre meglio la riforma liturgica al vissuto pastorale delle comunità.