Una tradizione che si rinnova. Non è la prima volta che l’Arcivescovo di Milano visita la comunità cittadina dei Gesuiti. Un rapporto che affonda le radici negli episcopati del passato e che manifesta un dialogo aperto da sempre. Mercoledì 31 dicembre il cardinale Angelo Scola sarà alla chiesa di San Fedele per la recita del Te Deum. «Per noi il senso di questo momento è quello di rivolgere un ringraziamento al Signore, e insieme stilare un bilancio dell’anno trascorso col Vescovo – spiega padre Lino Dan, parroco della chiesa di San Fedele -. Infatti è tradizione della Compagnia di Gesù da una parte porre lo sguardo sul tempo trascorso in un’ottica di ringraziamento, e dall’altra chiedersi che cosa occorrerà riprendere in mano nel prossimo anno». E, dunque, prosegue il gesuita, «quale occasione migliore del farlo a fine anno, con la recita di questa preghiera liturgica molto conosciuta?».
Cultura, cinema, teatro, musica, spiritualità, arte. Appuntamenti, quelli del centro culturale dei Gesuiti, proposti ogni giorno a chiunque ricerchi un percorso qualificato e che non tralasci la prospettiva di un senso di crescita della persona. Poi ci sono le opere di carità rivolte alle persone più fragili, come i carcerati. Al San Fedele, inoltre, c’è una attività editoriale che si poggia su riviste conosciute e apprezzate come Aggiornamenti sociali. Da una delle chiese che si trovano nel cuore di Milano, secondo padre Dan, si può «guardare al tempo trascorso in un’ottica di città, di quel che si è fatto e quello che resta da fare, sia come comunità cristiana, sia come uomini e donne che vivono nella società. Per poi ripartire nell’anno che viene, alla sequela di Gesù».
Che cosa chiedere all’Arcivescovo, dunque, in questa particolare occasione? «Una parola di incoraggiamento per questo nuovo inizio, e anche di indirizzo – risponde padre Lino -. Da parte nostra gli garantiremo che sulla città siamo e vogliamo continuare a essere una presenza significativa». E che cosa c’è da fare per il nuovo anno? Padre Dan risponde così: «Sicuramente, nel guardare al tempo trascorso, occorre fare una revisione di quanto è accaduto. Penso per esempio al Sinodo della famiglia voluto da papa Francesco. Poi occorre continuare a guardare alle nuove povertà, tutte quelle situazioni che richiedono una presenza sia spirituale, sia materiale».
La comunità milanese dei Gesuiti è impegnata nell’animazione culturale e spirituale, e proprio in quest’ottica si inserisce anche la scelta di fare una serie di proposte per il 2015, l’anno dell’Esposizione universale. Per riflettere sul senso del cibo e del nutrire oggi, già nei mesi scorsi i Gesuiti milanesi hanno avviato una serie di incontri, ma anche altre iniziative sono in cantiere. Il tutto per “leggere” i temi di Expo in un’ottica di equità e di giustizia. «Credo che quella dell’Expo possa essere l’occasione per richiamare a un senso civico. Questo è il compito che ci spetta per far sì che le inchieste giudiziarie non rimangano semplice indignazione, ma possano essere anche un’occasione di riflessione collettiva», afferma il gesuita. Ma ovviamente non si deve guardare all’evento solo in quest’ottica: «L’Expo non deve passare solo come una fiera del vendere o dell’apparire – dice ancora padre Dan -. Deve diventare, invece, una tappa del cammino dell’umanità».