Giovedì 26 maggio, l’Arcivescovo, cardinale Angelo Scola, presiederà la solenne celebrazione diocesana del Corpus Domini nel quartiere Barona di Milano.
Il programma prevede, alle 20, la celebrazione della Santa Messa nella chiesa di Santa Bernadetta (via Boffalora 110), e, a seguire, la Processione eucaristica fino alla chiesa di San Giovanni Bono (via San Paolino 20), seguendo un percorso che interesserà via Agostino De Pretis, via Enrico De Nicola e via San Vigilio. I presbiteri possono concelebrare la Messa portando con sé camice e stola rossa. I diaconi permanenti sono pregati di portare con sé camice e stola rossa (info: tel. 02.8556208; moderator@diocesi.milano.it).
Si tratta di un evento particolarmente significativo che ogni anno ritorna nella vita della Diocesi, con la partecipazione delle diverse persone e realtà che a ogni livello (culturale, educativo, spirituale, di volontariato, di assistenza, di vita consacrata, di evangelizzazione) fanno parte del tessuto vivo della Chiesa ambrosiana. Per questo, a nome dell’Arcivescovo, il Vicario generale, monsignor Mario Delpini, ha scritto una lettera di invito (in allegato) nella quale sottolinea l’importanza della celebrazione diocesana del Corpus Domini, come «momento di comunione ecclesiale».
«La città – riflette Delpini – nella sua complessità di spavento e di audacia, di solitudini e di solidarietà, di ricchezza e miseria, di stanchezza e d’insonnia, la città che amiamo, la città che ci innervosisce e ci irrita, la città confusa forse invoca una parola rassicurante, forse ha nostalgia di buoni sentimenti, forse non vedrebbe male un po’ più di religione». E la Chiesa che vive in questa città – si domanda Delpini – che cosa offre? «A volte – riprende – sembra che anche questa nostra Chiesa sia stanca e confusa, scoraggiata e stremata. Eppure la sera del Corpus Domini il popolo di Dio, la Chiesa che vive in questa città porta per le strade non la religione rassicurante di cui forse c’è nostalgia in città, ma il segno dell’amore fino alla fine, la parola di vita che chiama a conversione rivelando il pensiero di Cristo, il pane del cammino che apre percorsi di futuro. Il popolo in cammino testimonia con umiltà e con fierezza la fede di cui vive e dice alla città che c’è una presenza amica di dio nel suo Figlio, per darci speranza di vita eterna. Non possiamo impoverire la città – conclude il Vicario generale – privandola dell’attestazione che un principio di vita buona ci tiene vivi e può trasfigurare la vita della città con un nuovo umanesimo».