Il riconoscimento del diritto al cibo nei Trattati europei, la nomina di un solo referente europeo per le politiche allo sviluppo, la destinazione del 10% degli aiuti pubblici all’agricoltura sostenibile: queste le proposte contenute nel report di Caritas Europa The EU’s role to end hunger by 2015, presentate durante il convegno “Diritto al cibo: dall’Europa all’Italia. Quali politiche per il nostro Paese?”, svoltosi questa mattina nella sede di Caritas Ambrosiana a a Milano.
Oggi oltre 805 milioni di persone soffrono ancora la fame. Oltre 3 milioni di bambini muoiono ogni anno a causa di malnutrizione, mentre circa 2 miliardi soffrono di gravi carenze alimentari. Ciononostante, il cibo prodotto è sufficiente per tutti e, secondo la Fao, ve ne sarebbe a sufficienza per una dieta giornaliera pro capite ci circa 2.770 kcal. Molti esperti sono concordi nell’affermare che le persone non soffrono la fame a causa di una scarsa produzione, bensì perché non si possono permettere di acquistare i prodotti presenti sul mercato o perché non hanno un accesso continuativo e sostenibile alle risorse necessarie per poter produrre la quantità di cibo necessaria in maniera autosufficiente.
In questo scenario l’Europa può giocare un ruolo fondamentale, come ha ricordato proprio ieri papa Francesco in un applauditissimo intervento al Parlamento europeo di Strasburgo. Innanzitutto affermando che il cibo è un diritto. «L’Ue non ha nessun quadro giuridico che garantisca il diritto all’alimentazione per tutti», osserva nel rapporto Caritas Europa. Primo compito dei deputati europei, dunque, se vogliono impegnarsi nella lotta alla fame, è di convincere le istituzioni europee della necessità di includere il diritto al cibo nelle prossime riforme del Trattato.
Inoltre l’Europa potrebbe assumere un ruolo trainante nel sostegno ai paesi poveri. «Con i suoi 28 Stati Membri la Ue è il principale donatore mondiale di aiuti allo Sviluppo», si afferma nel rapporto redatto dalle Caritas europee. Se invece di procedere in ordine sparso le politiche europee fossero tra loro coerenti e si rafforzassero vicendevolmente, il loro impatto sarebbe enormemente maggiore. Per questo, afferma Caritas Europa, «serve un punto di riferimento stabile» in grado di armonizzare gli interventi della Ue a favore dei paesi poveri.
Non solo. Per sradicare la fame nel mondo, obiettivo oggi più che mai raggiungibile, la Ue dovrebbe operare anche una scelta strategica su quale modello di agricoltura sostenere. «Il 70% delle persone che vivono in estrema povertà nel mondo è concentrato nelle aree rurali e la stragrande maggioranza sono piccoli agricoltori – si fa presente nel Rapporto -. Le donne costituiscono un elemento chiave in agricoltura e il loro ruolo è stato generalmente riconosciuto. La famiglia è al centro della nostra società». Secondo Caritas Europa «l’agricoltura famigliare sostenibile – basata su conoscenze tradizionali, gestione sostenibile delle risorse, centralità della donna e della comunità – è un fattore chiave di sostenibilità per lo sviluppo. Per questo Caritas Europa chiede che la Ue sostenga i piccoli proprietari terrieri attraverso più sostanziali interventi di ricerca e sviluppo e destinando loro il 10% degli aiuti pubblici».
Questi capisaldi, condivisi dalle Caritas europee, delimitano il quadro dentro il quale si inserirà la proposta che Caritas Italiana presenterà a Milano in occasione di Expo 2015, durante la quale la rete internazionale Caritas, cui aderiscono 164 enti nazionali, discuterà le conclusioni della sua prima campagna globale contro la fame nel mondo.