È il 28 agosto, una calda domenica di fine estate, tra il via vai di gente che rientra dopo le ferie, Renate accoglie, celebra e gioisce, con il proprio figlio spirituale cardinale Dionigi Tettamanzi, la conclusione del suo mandato episcopale. Da qui è partito e qui ha desiderato ritornare per iniziare la nuova tappa del suo cammino di Arcivescovo emerito.
A grandi lettere, sulla parete dell’oratorio, l’augurio a lui rivolto da tutta la comunità: «Da qui sei partito nel nome del Signore da qui riparti fidando nel suo amore». L’intera giornata è stata scandita da tre momenti: la celebrazione eucaristica preceduta dal saluto del sindaco, il pranzo comunitario con la carrellata fotografica della festa che nove anni fa ha preceduto il suo ingresso in Diocesi; il rosario al cimitero per raggiungere in un unico abbraccio vivi e defunti. Con queste due celebrazioni di inizio e fine del suo mandato si è voluto significare i nove anni del suo ministero episcopale.
L’inizio era stato una «esplosione di gioia» evidenziate con grandi festeggiamenti che avevano coinvolto tutto il Decanato, dunque, non un fatto «privato» renatese, ma una esperienza di Chiesa più allargata che aveva coinvolto sacerdoti, religiosi, istituzioni, ammalati, oratori e comunità adulta. L’attenzione alla realtà del Decanato si è rivelata, in seguito, uno dei tratti caratteristici del suo ministero episcopale che si è poi concretizzato con la visita pastorale ai Decanati anziché alle singole parrocchie.
La festa di domenica scorsa, dal tono più sobrio e dimesso, ha voluto mettere in luce la sobrietà e solidarietà che negli ultimi anni il Cardinale, in ogni occasione, ha continuato a ribadire. Le offerte (12.300 euro) raccolte durante la celebrazione, sono state destinate al Fondo Famiglia-Lavoro in segno di approvazione di questa previdente istituzione. Il saluto iniziale del sindaco, facendo riferimento alla testimonianza del ministro pakistano, Shahbaz Bhatti, ha voluto evidenziare il coraggio della testimonianza: nonostante le critiche e gli attacchi assai frequenti, niente e nessuno gli ha mai impedito di richiamare l’intera comunità civile e religiosa ai valori evangelici.
In questi nove anni, una delle tematiche a cui il Cardinale si è maggiormente appassionato è la realtà della famiglia: nella fase centrale del suo episcopato ambrosiano, ha dedicato ben tre anni pastorali ad essa e ora lascia il suo incarico alla vigilia dell’Incontro mondiale delle famiglie. Da qui l’idea di affidare alla voce di una famiglia il saluto e il ringraziamento durante la Santa Messa. Infine, un gruppo di giovani, di ritorno dalla Gmg di Madrid, ha espresso gratitudine per l’attenzione che in questi anni il cardinale Tettamanzi ha avuto per i ragazzi, i giovani e gli oratori, e per la consegna che ha fatto, dei giovani, a Madrid, al suo successore cardinale Angelo Scola.
Tettamanzi durante l’omelia ha rivelato che proprio durante il viaggio di andata a Madrid è sorta l’idea di vivere con la sua comunità d’origine la conclusione del proprio ministero episcopale. Ha ricordato la sua ammirazione, da giovane prete, per la figura di San Carlo, senza immaginare che sarebbe diventato suo successore. Egli ha fatto memoria del momento in cui gli è stato consegnato il pastorale di San Carlo dal cardinale Carlo Maria Martini con l’avviso che sarebbe stato molto «pesante». Al termine del suo mandato, Tettamanzi riconosce che è stato sì «pesante», ma altrettanto «bello ed entusiasmante», così sente di dover fare la stessa consegna al successore cardinale Scola.
Ringraziando il Cardinale per il gesto di tenerezza che ha avuto verso la comunità, espressa con le sue stesse parole, «Qui sono le mie radici! Per voi resterò sempre don Dionigi», chiedo al Signore di aiutarci ad amare il nuovo arcivescovo Angelo Scola con lo stesso affetto.