«Voi rappresentate nella nostra Chiesa un momento di grande serietà e Grazia. Quindi guardo con molta gratitudine a Dio per ciò che voi siete come ricerca del Vangelo vissuto». Diceva così il cardinale Martini ai seminaristi riuniti per confrontarsi, in una mattina di febbraio del 1995. E, se si scorrono i testi delle conversazioni di alcuni dei molti incontri avvenuti con i futuri sacerdoti e con l’intero clero ambrosiano, lungo gli oltre 22 anni del suo episcopato, una delle parole che più spesso ritorna è «gratitudine» per il dono della vocazione e del Seminario stesso. Un “grazie”, espresso allora dal Cardinale e che la Giornata interdisciplinare promossa martedì 3 dicembre, presso il Seminario di Venegono, dalla Sezione parallela della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, idealmente intende ricambiare «come segno riconoscenza per quanto egli ha fatto per la Diocesi e per l’attenzione che ci ha sempre dedicato», spiega don Franco Manzi, docente di Sacra Scrittura e direttore della Sezione parallela.
«Con questo incontro, aperto a tutti e intitolato “Il rapporto del cardinale Carlo Maria Martini con i suoi preti” – continua don Manzi -, abbiamo pensato a una mattinata di studi a più voci, per approfondire alcuni itinerari pedagogici che, avviati nel periodo episcopale martiniano, sono entrati, poi, nella prassi educativa del Seminario. Interventi avvenuti a diversi livelli, sia attraverso i contatti con i professori, sia in dialogo con i seminaristi e i sacerdoti. Vorremmo anche ripercorrere le omelie nelle quali il Cardinale ha indicato percorsi e proposte per la vita del Seminario. Cercheremo, dunque, di approfondire, anche con testimonianze e ricordi di chi gli fu vicino, come l’azione di Martini, in questo contesto, abbia orientato i cammini di formazione presbiterale e la vita del clero».
«Si usa dire che il clero è il “braccio” del Vescovo. Lo è stato senza dubbio per Martini, che dedicò effettivamente moltissimo tempo all’incontro con i preti, come la sua agenda rivela in modo incontestabile e impressionante», sottolinea don Virginio Pontiggia, segretario del Cardinale e relatore alla Giornata con una comunicazione relativa proprio a quanto emerge dalle agende di segreteria dell’Arcivescovo. «Il calendario dei suoi appuntamenti, pubblici e privati, riguardanti i preti, parlano di un impegno continuo, in cui la via fondamentale fu quella dell’aiuto a sostenere la crescita spirituale dei sacerdoti. Si può dire che l’accompagnamento spirituale fu quasi un “principio e fondamento”, per usare le parole di Sant’Ignazio, individuato per consolidare il suo rapporto con il clero».
Un modo per esercitare la sua paternità spirituale… «Proprio così – conferma Pontiggia -. Non solo attraverso indicazioni pastorali, alle quali non si è mai sottratto, ma inserendo queste stesse nella prospettiva di una crescita comune nella fede e nell’ascolto della Parola. Era consapevole che il confronto pastorale non sarebbe bastato, da solo, a formare un clero profondamente animato dalla fede e dalla dedizione al Signore e alla Chiesa. Alla base di tutto occorrevano una grande disponibilità all’incontro, anzitutto con Cristo, ma anche tra i confratelli e una disponibilità di comunicazione reciproca della fede. Lo si vede non solo dagli interventi pubblici e da quelli, più specifici, oggi pubblicati, ma anche tra le righe dei suoi appunti e dall’andamento, diciamo così, dell’agenda da cui è evidente la cura e la sollecitudine per il “suo” presbiterio».