«I genitori sono i primi annunciatori della fede ai figli» (Lumen Gentium, n. 11). Il compito educativo dei genitori, oggi così impegnativo e problematico, in rapporto al suscitare la fede e accompagnare nella crescita di fede i figli è originario e imprescindibile. La stessa comunità cristiana è chiamata a riconoscere, apprezzare, valorizzare e sostenere tale compito, prima ancora che esprimere giudizi negativi, o avocare a sé in modo quasi esclusivo l’educazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi.
Proviamo in queste brevi note a sottolineare il dono e insieme il compito affidato ai genitori di essere loro stessi preziosi e insostituibili educatori alla e nella fede dei figli.
I genitori ogni giorno diventano loro stessi una catechesi vivente per i figli con il linguaggio della relazione tra i membri della famiglia. La loro catechesi non è primariamente di carattere verbale ma simbolica, gestuale; la fede è trasmessa nell’autenticità e verità di ogni gesto di amore, di ogni accresciuta relazione fiduciale. C’è un promessa inscritta nella vita per ogni bimbo che viene alla luce, che i genitori svelano come apertura al mistero dell’esistenza, a un futuro che si dispiega già nel tempo presente pieno di speranza, di bene e rivela un Amore più grande di un Dio che è Padre e Madre di tutti da sempre e per sempre.
Le relazioni familiari determinano i processi di identificazione del bambino, fin dalla nascita. Esse sono metafora della chiamata universale e insieme unica e singolare alla figliolanza divina. Ogni papà e ogni mamma sono chiamati, quindi, a riconoscere la loro alta vocazione e far risplendere in loro l’immagine viva della tenerezza di un Dio che è Madre, e immagine viva di un progetto d’amore di un Dio che è Padre per ogni «cucciolo d’uomo» che viene al mondo!
Sappiamo quanto oggi i genitori siano poco consapevoli che i figli prima che essere un compito sono una benedizione. Occorre aiutare i genitori nella comunità cristiana a prendere coscienza e dare forma alla loro responsabilità educativa come risposta alla chiamata ricevuta. Si tratta primariamente di leggere e rileggere con loro il senso più fecondo di ogni gesto, di ogni segno di affetto, di ogni momento di cura per i figli.
Ciò che suscita fiducia, crea e ricrea apertura positiva alla vita nonostante fatiche, prove, sconfitte, conflittualità, lutti è la prima catechesi trasmessa nella e con la vita, una catechesi «dal basso», una catechesi che si intreccia con gli sguardi, le emozioni, i pensieri e le parole che li accompagnano nella relazione familiare.
La relazione genitoriale, fraterna non viene mai meno, non è solo fondativa, originaria, ma anche e più ancora continuativa, si inscrive in modo indelebile e qualificante nel vissuto di ogni figlio e di ogni fratello o sorella. È una patrimonio, un corredo che accompagna per sempre ogni figlio, anche là dove ci sono fallimenti o sconfitte educative che sembrano irreversibili. È l’esperienza dei genitori nel tempo della preadolescenza e dell’adolescenza dei figli, quando il distacco fisiologico dai genitori è messo seriamente alla prova fino a creare a volte un senso di frustrazione, di colpa, di risentimento verso i figli.
Ciò che è stato seminato nel vissuto quotidiano della relazione familiare secondo la logica sorprendete della parabola evangelica del seminatore potrà nel tempo crescere e svilupparsi. Il seme della Parola di Dio annunciata e scritta nella carne viva dei genitori, nel dono incondizionato di sé con la pazienza e la fiducia propria del contadino potrà portare frutti sorprendenti nel tempo.