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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Parco Jordan a Blonia

Francesco: «Chiamati a servire Gesù
in ogni persona emarginata»

Papa Francesco, davanti a centinaia di migliaia di giovani, ha presieduto la Via Crucis.Un cammino accompagnato dalla preghiera e dalla riflessione sulle 14 Opere di misericordia. «Il mondo ci guarda, siate protagonisti nel seguire Cristo fino in fondo», ha detto il santo Padre

di Annamaria BRACCINI

29 Luglio 2016

«Chiamati a servire Gesù crocefisso in ogni persona emarginata, profugo, migrante, carcerato, affamato perché lì tocchiamo il Signore. Qui si gioca la nostra credibilità di cristiani, nell’accoglienza dell’emarginato che è ferito nel corpo e nell’accoglienza del peccatore che è ferito nell’anima. Non nelle idee». Lo ripete due volte il Papa rivolgendosi direttamente alle centinaia di migliaia di ragazzi che lo ascoltano in silenzio e applaudono nel parco Jordan a Blonia in Cracovia.

Il messaggio di Francesco arriva, come sempre, forte e chiaro, nell’omelia che conclude l’attesissima Via Crucis della Gmg, percorsa per oltre un’ora, attraverso le 14 Stazioni per ognuna delle quali viene proposta un’opera di misericordia corporale e spirituale. L’ascolto dei brani evangelici, le meditazioni preparate da monsignor Rys, vescovo ausiliare di Cracovia, le sonorità, l’animazione, l’espressioni artistiche: tutto richiama la centralità della croce, simboleggiata da quella povera e in semplice legno che i rappresentanti di 14 associazioni portano mentre si avanza pregando perché la misericordia entri nei cuori. A partire dalla suggestiva e drammatica prima opera proposta “Alloggiare i pellegrini”. «Rifiutiamo l’ospitalità a persone che cercano una vita migliore. Invece dell’ospitalità trovano la morte. Il rifiuto diviene una vera e propria condanna a morte per loro e per te, Gesù, attraverso la morte di 30.000 rifugiati. Tu vivi in ogni straniero e regni come un bisognoso», dice la meditazione mentre volontari di molte nazionalità della Comunità di Sant’Egidio, cui si aggiungono alcuni siriani del gruppo di rifugiati presenti a Cracovia (salutati con «speciale amore» dal Papa), sorreggono la croce.

Ed è allora, proprio dalla domanda che brucia – particolarmente evidente nella vista della mattina in Auschwitz e, nel pomeriggio, all’ospedale pediatrico – che sia avvia la riflessione del Santo Padre. «Dov’è Dio, se nel mondo c’è il male, se ci sono uomini affamati, assetati, senzatetto, profughi, rifugiati? Dov’è Dio, quando persone innocenti muoiono a causa della violenza, del terrorismo, delle guerre? O quando i bambini vengono sfruttati, umiliati, e anch’essi soffrono a causa di gravi patologie? Dov’è Dio, di fronte all’inquietudine dei dubbiosi e degli afflitti nell’anima?».

Interrogativi per cui non esistono risposte umane, ma solo quella di Cristo: «‘Dio è in loro’, Gesù è in loro, soffre in loro, profondamente identificato con ciascuno».

«Abbracciando il legno della croce, Gesù abbraccia la nudità e la fame, la sete e la solitudine, il dolore e la morte degli uomini e delle donne di tutti i tempi». Per questo «senza misericordia tutti noi non possiamo fare niente».

Il riferimento è, anzitutto, alle 7 opere corporali. «Gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente diamo. Siamo chiamati a servire Gesù crocifisso in ogni persona emarginata, a toccare la sua carne benedetta in chi è escluso. Lì tocchiamo il Signore».

Da un tale “stile” emerge il profilo capace di imitare Gesù e si gioca, appunto, la credibilità del cristiano, in un mondo come quello odierno. «Oggi l’umanità ha bisogno di uomini e di donne, e in modo particolare di giovani come voi, che non vogliono vivere la propria vita ‘a metà’, giovani pronti a spendere la vita nel servizio gratuito ai fratelli più poveri e più deboli. Di fronte al male, alla sofferenza, al peccato, l’unica risposta possibile per il discepolo di Gesù è il dono di sé, anche della vita, a imitazione di Cristo; è l’atteggiamento del servizio».

Infine, la consegna a essere protagonisti perché se il cristiano «non vive per servire, non serve per vivere».

«Per compiere questa missione, la via da percorrere è quella dell’impegno personale e del sacrificio di voi stessi: è la Via della croce, la via di seguire Cristo fino in fondo, la via che non teme insuccessi perché riempie il cuore della pienezza di Gesù. La via dello stile di Dio che Gesù fa percorrere anche attraverso i sentieri di una società divisa, ingiusta e corrotta. La via della croce non é un’abitudine sadomasochista, ma è l’unica che sconfigge il peccato e apre gli orizzonti della vita nuova, è la via della speranza e del futuro. Chi la percorre con generosità e fede dona speranza al futuro e all’umanità».

Io – scandisce, infine Francesco – vorrei che voi foste seminatori di speranza. Cari giovani, in quel venerdì santo molti discepoli tornarono tristi alle loro case. Vi domando: come volete tornare questa sera alle vostre tende e a incontrarvi con voi stessi? Il mondo ci guarda, a ciascuno spetta rispondere alla sfida di questa domanda».