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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Varese

Scola: «Un orizzonte di bellezza
e speranza per il vostro lavoro»

L’Arcivescovo si è recato all’aeroporto di Malpensa, visitando molte aree dell’hub, dialogando col personale e celebrando la Messa: «Viviamo con serietà i nostri affetti e il lavoro»

di Annamaria BRACCINI

22 Dicembre 2014

La speranza di chi all’aeroporto lavora ogni mattina; la speranza cristiana del Signore che viene tra noi a Natale e quella affidata ai timidi segni di ripresa dalla crisi che, pure, continua a mordere; il tempo del meticciato di civiltà, culture e religioni di cui un grandehub come Malpensa è un emblema; la dimensione del viaggio e della relazione umana che qui si fanno metafora concreta e visibile del terzo millennio, tra architetture modernissime e problemi di sempre dell’uomo.

Forse anche per questo la lunga visita che il cardinale Scola compie a Malpensa, in diversi luoghi dell’aerostazione, e che termina con la celebrazione eucaristica, ha il senso di un viaggio, ma di riflessione, sui valori che condividiamo tutti, i rapporti umani, l’esperienza con gli altri troppo spesso frammentata e superficiale, la necessità di condividere il disagio di chi, senza casa, ne ha trovata una in aeroporto; la solidarietà che scatta nei momenti difficili. E naturalmente il lavoro, «che segna la dignità dell’uomo», come scandisce più volte il Cardinale rivolgendosi idealmente alle circa 9000 persone che complessivamente, con l’indotto, svolgono attività nel “sistema” Malpensa. Su tutto la speranza, nel cui segno l’Arcivescovo cammina tra hangars, lavoratori, area passeggeri, unità cinofile, valigie e gente che aspetta il volo o che è appena scesa: spazi spesso non conosciuti, ma che sono il centro nevralgico di Malpensa come dove si gestisce il traffico e lo smistamento merci o la base operativa dei Vigili del Fuoco.

Una realtà complessa e di grande professionalità

Proprio dalla sosta tra questi ultimi – un Corpo formato da 180 persone, di cui 23, divisi in quattro turni, presenti sulle piste 24 ore su 24 e addestrati a intervenire nel giro di tre minuti – prende avvio la visita del Cardinale accompagnato dal presidente della Sea Pietro Modiano con i vertici dell’azienda, dal cappellano don Ruggero Camagni, dal vicario episcopale monsignor Bressan e altri sacerdoti. Si va anche al “Centro Pegaso”, un “cuore pulsante” da cui 600 persone garantiscono l’assistenza agli aerei: «So che faticate per trovare un equilibrio e per salvaguardare la dignità del lavoro. So anche che avete contribuito, nelle difficoltà, con senso di responsabilità e sono davvero molto ammirato. Vogliamo un’umanità riuscita e questo è il significato della presenza dell’Arcivescovo», evidenzia il Cardinale rivolgendosi alla piccola folla di tecnici e professionisti riuniti.  Si prosegue, nella “pancia” di Malpensa, dove anche il rumore ricorda che siamo tra nastri trasportatori, bagagli, misure di estrema sicurezza. All’aperto o nel sottosuolo – si lavora ora sottozero e in estate a 40 gradi, dice il responsabile dell’area -, Scola porta la sua benedizione, mentre i 70 lavoratori del turno smistano oggetti e valigie arrivati dai quattro angoli del mondo. Velocemente si passa nel cantiere dei nuovi imbarchi, la terza parte che completa il Terminal 1: «Saremo pronti per Expo», si sottolinea.

Homeless anche in aeroporto

«Vi ringrazio per questo invito che mi ha permesso di scoprire un mondo che non conoscevo, soprattutto sotto l’aspetto lavorativo, che costituisce uno degli elementi che danno senso e valore alla nostra vita», dice il Cardinale appena giunge nell’area check-in dove è stato allestito uno spazio per l’incontro con i dipendenti e dirigenti Sea che hanno gli hanno inviato, nei giorni scorsi, oltre quaranta domande per la maggior parte riguardanti i temi occupazionali, ma anche su un argomento «che mi ha molto colpito», spiega l’Arcivescovo. Il pensiero è alle persone che vivono in aeroporto, 190 secondo don Camagni: «Anche al Policlinico, che ho visitato pochi giorni fa, esiste questo fenomeno, anche se con numeri più ristretti (circa trenta senzatetto). Bisogna pur cercare di fare qualcosa, non si può solo delegare alla Caritas. Loro sono il segnale di questa epoca affaticata che non ci aspettavamo, dopo la caduta dei muri e delle ideologie che speravano avrebbe aperto un periodo di pace e prosperità, e non di travaglio come quello che siamo vivendo. La presenza delle persone che vivono qui e il grande aumento degli homeless lo dobbiamo considerare come una provocazione a vivere con serietà i nostri affetti e il lavoro».

È con la relazione che si trasmette la fede

Ma ciò è esattamente quello che l’uomo non può fare se «si concepisce da solo». Non a caso, tra le domande giunte al Cardinale, alcune trattavano proprio della tentazione «tipica dell’uomo post-moderno», ossia «l’individualismo che diviene narcisismo». Interrogativi che si intrecciano con «l’aspetto assai delicato di come riuscire fare a passare la fede a persone che si incrociano per pochi minuti». «Penso – osserva Scola – che non si debba inventare qualche strategia, ma vivere con verità la nostra esperienza di donne e uomini capaci di lavorare con serietà e di andare con verità ai valori veri dell’esistenza, crescendo, così, in umanità. Questo si trasmette, ma il punto è sempre essere noi stessi. Il segreto, anche per l’uomo del Terzo millennio, è la relazione. Malpensa è come una rete dalle maglie fittissime, dove si incrocia la varia umanità e, dunque, la relazione che, se anche non sviluppata, richiama a vivere con serietà i rapporti stabili dell’esistenza, in famiglia, nelle comunità parrocchiali, sul posto di lavoro».

E alla fine la Messa: in prima fila ci sono la direzione Sea, ma anche autorità civili come il Prefetto e il Questore di Varese, i vertici militari del territorio, il sindaco di Somma Lombardo; concelebrano i sacerdoti che hanno accompagnato il Cardinale e alcuni della Zona, come pure il cappellano della Polizia di Varese; anima la liturgia un ensemble che riunisce 14 Cori del Castanese, Villoresi e Magentino. «L’aeroporto è realtà spirituale e società futura già nel presente. Qui si assommano tutte le culture, le religioni, i problemi di lavoro e di relazione, non c’è niente di standardizzato, tutto è nuovo. Si vive uno stato di tensione, ma vi è una grande solidarietà e collaborazione», nota il Cappellano.

Un’offerta per il Fondo

«Viviamo questo Natale con lo sguardo con cui i pastori, i Magi, ma soprattutto Maria e Giuseppe hanno guardato il bambino Gesù. Se Dio è con noi alla fine niente potrà essere contro di noi. Si passa da Malpensa tante volte fugacemente per partire, ma ora passerò con più consapevolezza. Affidiamo al figlio di Dio, fatto uomo, tutto quello che ci preme sul cuore, prove e speranze. Siamo in un tempo di grande fatica, ma mi pare di vedere ultimamente meno lamenti e più impegno. Non si può sempre delegare alle istituzioni l’uscita dal travaglio della crisi, il cambiamento deve riguardare anche noi a livello personale», conclude il Cardinale ringraziando anche per l’aiuto concreto di un’offerta donata al Fondo Famiglia-Lavoro: «Restano in sospeso duecento richieste già accettate, ma abbiamo prosciugato i fondi. Grazie di cuore. Occorre condividere la prova sapendo che non c’è stato nessun tempo della storia che ha potuto fare a meno di Dio. Forse si può costruire una società senza Dio ma bisogna chiedersi se sarà una società giusta. Non lo sarà, perché senza la misericordia paterna di Dio non c’è vera giustizia. Gesù che viene, viene per dare la vita. Noi viviamo il Natale spesso sentimentalmente o solo come occasione per recuperare di serenità, ma invece è evento che si prolunga nella storia, fatto avvenuto nel passato che si proietta nel futuro. Il Natale è l’eternità che si prolunga nel tempo. In questo senso, vedo un orizzonte di bellezza e di speranza per il vostro lavoro che anche nella difficoltà».

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