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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Papa Francesco

Motu proprio a tutela dei minori

«Rimuovere i vescovi negligenti relativamente ai casi di abusi sessuali»

6 Giugno 2016

Rafforzare l’impegno della Chiesa a tutela dei minori è l’obiettivo del Motu proprio “Come una madre amorevole” diffuso sabato da papa Francesco. Nel documento il Pontefice stabilisce che tra le “cause gravi” già previste dal Diritto canonico per la rimozione dall’ufficio ecclesiastico di vescovi, eparchi e superiori maggiori, va compresa anche la loro “negligenza” relativamente ai «casi di abusi sessuali compiuti su minori e adulti vulnerabili». Nei cinque articoli del testo si prevede che in presenza di seri indizi la competente Congregazione della Curia può iniziare un’indagine che può concludersi con il decreto di rimozione. La decisione deve comunque essere sempre sottomessa all’approvazione del Papa. «Come una madre amorevole la Chiesa ama tutti i suoi figli, ma cura e protegge con un affetto particolarissimo quelli più piccoli e indifesi: si tratta di un compito che Cristo stesso affida a tutta la Comunità cristiana nel suo insieme», esordisce Francesco. Consapevole di ciò, «la Chiesa dedica una cura vigilante alla protezione dei bambini e degli adulti vulnerabili. Tale compito di protezione e di cura spetta alla Chiesa tutta, ma è specialmente attraverso i suoi pastori che esso deve essere esercitato». Pertanto «i vescovi diocesani, gli eparchi e coloro che hanno la responsabilità di una Chiesa particolare, devono impiegare una particolare diligenza nel proteggere coloro che sono i più deboli tra le persone loro affidate». Ricordando che il Diritto canonico già prevede la possibilità della rimozione dall’ufficio ecclesiastico “per cause gravi”, Francesco precisa: «Tra le dette “cause gravi” è compresa la negligenza dei vescovi nell’esercizio del loro ufficio, in particolare relativamente ai casi di abusi sessuali compiuti su minori e adulti vulnerabili», previsti dal Motu proprio “Sacramentorum Sanctitatis Tutela” promulgato da San Giovanni Paolo II ed emendato da Benedetto XVI.