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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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«Ha sempre cercato di abbracciare
tutto l’uomo e tutti gli uomini»

L’omelia del cardinale Scola che ha presieduto la celebrazione

3 Settembre 2012

Presiedendo in Duomo la Celebrazione eucaristica con il Rito delle Esequie del cardinale Carlo Maria Martini, il cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano, ha pronunciato l’omelia.

«Non siamo qui per il tuo passato, ma per il tuo presente e per il nostro futuro – ha detto, rivolgendosi idealmente a Martini -. Sei nella vita piena, sei con noi. Questa è la nostra speranza certa». E ha poi proseguito: «La sua eredità è tutta nella sua vita e nel suo magistero e noi dovremo continuare ad attingervi a lungo. Ha, però, scelto la frase da porre sulla sua tomba, tratta dal Salmo 119 [118]: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”. In tal modo, egli stesso ci ha dato la chiave per interpretare la sua esistenza e il suo ministero». E ancora: «Egli, che viveva eucaristicamente nella fede della risurrezione, ha sempre cercato di abbracciare tutto l’uomo e tutti gli uomini. Lo ha potuto fare proprio perché era ben radicato nella certezza incrollabile che Gesù Cristo, con la Sua morte e risurrezione, è perennemente offerto alla libertà di ognuno».

Riferendosi al motto episcopale di Martini (Pro veritate adversa diligere, Per amore della verità, abbracciare le avversità – II, 3, 3), l’Arcivescovo ha sottolineato che «in questa scelta brilla lo spirito ignaziano del Cardinal Martini: la tensione al discernimento e alla purificazione, come condizioni ascetiche per far spazio a Dio e per imparare quel distacco che solo garantisce l’autentico possesso, cioè, il vero bene delle persone e delle cose. Così il pastore che ora affidiamo al Padre ha amato il suo popolo, spendendosi fino alla fine. Anch’io ho potuto far tesoro del suo aiuto fin nell’ultimo affettuoso colloquio, una settimana prima della sua morte. Nell’attitudine salvifica, pienamente pastorale, del suo ministero egli ha riversato la competenza scritturistica, l’attenzione alla realtà contemporanea, la disponibilità all’accoglienza di tutti, la sensibilità ecumenica e al dialogo interreligioso, la cura per i poveri e i più bisognosi, la ricerca di vie di riconciliazione per il bene della Chiesa e della società civile». E infine l’auspicio conclusivo: «Caro Arcivescovo Carlo Maria, la Madonnina, l’Assunta, con gli Angeli e i Santi che affollano il nostro Duomo, ti accompagni alla meta che tanto hai bramato: vedere Dio faccia a faccia».

In allegato il testo integrale.