Ct 5,9-14.15c-d.16c-d; Sal 18; 1Cor 15,53-58; Gv 15,1-8
Che cosa ha il tuo amato più di ogni altro, / tu che sei bellissima tra le donne? / Che cosa ha il tuo amato più di ogni altro, / perché così ci scongiuri? / L’amato mio è bianco e vermiglio, / riconoscibile fra una miriade. (Ct 5,9-10)
Lascia sempre colmi di stupore il coraggio con cui la storia di Israele ha voluto conservare il Cantico dei Cantici tra i “libri sacri”, che chiamiamo Parola di Dio. La liturgia ce lo propone invitandoci a leggere, nella descrizione che l’amata fa del suo uomo, i tratti del Figlio di Dio venuto a raccontarci l’amore senza fine di Dio, la gioia della Pasqua e il volto del Risorto. Ma non possiamo trascurare la delicatezza e la passione che traspaiono da questa intensissima poesia d’amore: gli occhi dell’amata sono pieni di meraviglia per quanto scorge nella figura del suo amato, fino a suscitare la domanda delle donne di Gerusalemme, incredule di fronte a un amore raccontato in modo così forte e determinato. Fede e amore si rincorrono nei passi con cui possiamo inseguire il significato di questo testo, propostoci in questo tempo pasquale: forse un invito a rendere più appassionata e meno formale la nostra fede e la nostra relazione con il Signore Gesù; e anche a rinnovare il nostro impegno ad amare, nelle forme che la nostra storia ci consegna.
Preghiamo
I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento,
il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
Sal 18,2-3