«Oggi vediamo dei filmati orribili. Immagini terribili di tutto ciò che l’occupante ha lasciato sul suolo ucraino. Vediamo fosse comuni di persone che sono state colpite alla nuca. Vediamo città e villaggi distrutti. Vediamo destini umani mutilati. Ecco perché dobbiamo metterci al lavoro e combattere». Lo dice Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica di Ucraina, che in video messaggio diffuso dopo le pubblicazioni delle immagini degli orrori di Bucha, lancia un appello: «Se il nemico ci uccide, semina morte, noi dobbiamo servire la vita, onorare la vita umana dal concepimento fino alla sua morte naturale. Vediamo che oggi il nemico sta derubando, rapinando, saccheggiando gli ucraini: allora facciamo i benefattori. Dobbiamo essere generosi e sostenere chi ha bisogno di opere di carità cristiana. Vediamo che il nemico sta distruggendo tutto: continuiamo a costruire allora, mettiamoci al lavoro».
Parole durissime
L’Arcivescovo aveva usato parole durissime per descrivere la devastazione lasciata dai russi nelle cittadine attorno a Kiev, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo parlando di «orribili crimini di guerra». «Vediamo fosse comuni con centinaia di corpi esanimi – ha detto -. Vediamo persone uccise per le strade, a volte con le mani legate, corpi di donne nude che il nemico non ha avuto tempo di bruciare. L’Europa ha visto immagini simili solo dopo la liberazione delle sue città e dei suoi villaggi dai nazisti. Oggi lo sta vivendo l’Ucraina, ed è estremamente importante che il mondo intero le veda e ne senta parlare. È straziante. Il fatto stesso di vedere l’esercito russo che cerca di portare la proprietà saccheggiata fuori dall’Ucraina. La proprietà di queste vittime innocenti che loro hanno voluto cancellare dalla faccia della terra». «Ma l’Ucraina resiste – dice l’Arcivescovo -. Di più, il popolo ucraino sta acquisendo una strana forza interna. La forza per difendere la propria patria. Questa forza, questa determinazione, è potenziata anche da orribili immagini che vediamo nelle città e nei villaggi liberati dell’Ucraina».