Chiese abbandonate. Chiese sconsacrate e riutilizzate, magari come bar, alberghi o palestre. O semplicemente chiuse, non più accessibili come luoghi di culto. È un fenomeno in forte crescita, che riguarda soprattutto i Paesi del nord Europa, ma che non risparmia neppure l’Italia. Le cause sono note: una pratica religiosa sempre meno diffusa, la drastica diminuzione del clero, lo spopolamento delle zone rurali, ma anche dei centri delle grandi città.
Che fare, allora? Sul numero di aprile de Il Segno, mensile della Diocesi di Milano che si presenta interamente rinnovato nei contenuti e nella grafica, un’inchiesta a cura di Luca Frigerio analizza questa situazione delle “chiese chiuse”, con particolare riferimento al territorio ambrosiano.
Ricordando che la Chiesa cattolica, a livello internazionale e italiano, già da tempo sta affrontando questa delicata questione: come sottolinea anche monsignor Luca Bressan, vicario episcopale della Diocesi di Milano, nel suo intervento («Il senso e la necessità dei luoghi di culto oggi»). E segnalando alcune importanti iniziative, tra progetti e volontariato, per rendere accessibili quegli edifici religiosi, noti e meno noti, che spesso hanno una grande valenza storico-artistica.
Ne emerge un quadro estremamente complesso, con non poche “ombre” per il presente. Ma anche con “luci” per il futuro di beni che non appartengono solo ai credenti e ai praticanti, ma all’intera collettività. Alla ricerca di una risposta alla domanda che provoca tutti: «Dio non abita più qui?».