«Dal primo giorno di questa guerra voi avete condiviso con noi il nostro dolore e aiutate di cuore gli ucraini, gli ucraini ricorderanno sempre il vostro calore, il vostro coinvolgimento e la vostra forza che deve fermare una sola persona, una sola, affinché ne sopravvivano milioni». Collegato in videoconferenza, Volodymyr Zelensky parla a deputati e senatori riuniti nell’emiciclo di Montecitorio in un clima di grande emozione. L’accoglienza straordinariamente calorosa tributata del Parlamento italiano al presidente ucraino non appare incrinata dalle polemiche su alcune assenze variamente motivate. «Il nostro popolo è diventato l’esercito – spiega Zelensky ricordando in apertura anche il colloquio con il Papa –, quando ha visto che male porta con sé il nemico, quanta devastazione lascia dietro di sé e quanto spargimento di sangue si deve vedere».
Mariupol come Genova
«Ci sono migliaia di feriti, decine di migliaia di famiglie distrutte, centinaia di migliaia di vite distrutte come il loro futuro, milioni di case abbandonate e tutto questo è iniziato da una persona», racconta con tono accorato il leader ucraino, che non cita mai espressamente Putin. E perché la dimensione della tragedia sia ancora più chiara paragona Mariupol, una città portuale da mezzo milione di abitanti, alla nostra Genova: «A Mariupol non c’è più niente, solo rovine. Immaginate una Genova completamente bruciata dopo tre intere settimane di assedio, di bombardamenti, di spari che non smettono neanche un minuto. Immaginate la vostra Genova dalla quale scappano le persone a piedi con le macchine, con i pullman, per arrivare dove è più sicuro».
Zelensky aggiorna anche il tragico bilancio dei bambini vittime della guerra, 117, e chiede che siano aumentate le sanzioni e le pressioni per fermare una guerra «preparata da anni da una persona sola». «Parlo da Kiev – sottolinea il leader ucraino -. la capitale da cui inizia la grande cultura di un grande popolo». Come Roma e come ogni altra città del mondo avrebbe diritto a «una pace duratura», ma intanto è qui – sottolinea ancora – che oggi cadono i missili e le truppe russe seminano violenza e distruzione. Ma «il loro obiettivo è l’Europa, influenzare le vostre vite, distruggere i vostri valori: l’Ucraina è il cancello per l’esercito russo».
L’Ucraina nell’Unione
Gli farà eco poco dopo Mario Draghi intervenendo nell’aula della Camera: «Oggi l’Ucraina non difende solo se stessa. Difende la nostra pace, la nostra libertà, la nostra sicurezza». Il presidente del Consiglio definisce «eroica» la resistenza di tutti i luoghi «su cui si abbatte la ferocia del presidente Putin» e afferma che «l’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione europea» anche se il percorso non sarà breve. «Quando l’orrore sembra avere il sopravvento – afferma Draghi – proprio allora dobbiamo difendere i diritti umani e civili, i valori democratici. A chi scappa dalla guerra, dobbiamo offrire accoglienza. Di fronte ai massacri dobbiamo rispondere con gli aiuti, anche militari, alla resistenza. Al crescente isolamento del presidente Putin, dobbiamo opporre l’unità della comunità internazionale».
Insieme alla Ue, ribadisce il premier, «siamo pronti a fare ancora di più» sul fronte degli aiuti all’Ucraina e delle sanzioni che «hanno l’obiettivo di indurre il governo russo a cessare le ostilità e a sedersi con serietà, e soprattutto con sincerità, al tavolo dei negoziati».
Solidarietà «enorme»
Draghi mette in particolare risalto «la solidarietà mostrata dagli italiani verso il popolo ucraino» che è «enorme». I rifugiati sono già oltre 60 mila, per la maggior parte donne e minori. «Gli italiani hanno spalancato le porte delle proprie case e delle scuole», con «quel senso di accoglienza che è l’orgoglio del nostro Paese», e continueremo in questo senso «grazie al lavoro incessante e alla grande professionalità delle Regioni, dei Comuni, della Protezione civile, degli enti religiosi, di tutti i volontari», perché «davanti all’inciviltà l’Italia non vuole voltarsi dall’altra parte».
Nel suo intervento Zelensky aveva ricordato che in Italia è nato il primo bambino ucraino la cui madre è scappata dalla guerra e che decine di bambini ucraini sono nei nostri ospedali: «Noi vi siamo molto grati – aveva ripetuto ancora una volta il presidente ucraino – e aspettiamo quando potranno tornare in un’Ucraina di pace».