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Percorsi ecclesiali

L’Arcivescovo pellegrino per Milano

Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Visita pastorale

Vigentino, il piacere di lavorare assieme

Comunità pastorali formate o in cantiere, iniziative condivise, proposte comuni e fraternità tra i sacerdoti caratterizzano il Decanato che in marzo accoglie l'Arcivescovo. Lo presenta il decano, don Federico Cretti

di Cristina Conti

6 Marzo 2022
Il decano del Vigentino don Federico Cretti

Si avvia in questi giorni la Visita pastorale dell’Arcivescovo al Decanato Vigentino, il terzo toccato in Milano (leggi qui il programma). «Ci troviamo nella periferia sud-est della città – spiega il decano don Federico Cretti -. Il nostro Decanato comprende dieci parrocchie, otto delle quali popolose, che possiamo definire “di città”, e due più piccole, cosiddette “di campagna” (Chiaravalle e Quintosole). C’è un lavoro comune da poco avviato tra la parrocchia di Chiaravalle e quella di San Michele e Santa Rita e si sta costituendo una Comunità pastorale tra Morsenchio e Rogoredo. Stiamo inoltre riflettendo assieme sull’eventuale lavoro comune tra altre parrocchie, in vista di eventuali nuove Comunità pastorali».

Quali sono le principali problematiche che caratterizzano il Decanato?
Il territorio non è molto omogeneo: in alcune parrocchie ci sono zone residenziali di famiglie con un buon tenore di vita, in altri quartieri ci sono case popolari e si registrano anche gravi problemi sociali, seguiti dall’impegno preziosissimo dei vari gruppi Caritas.

Ci sono molti immigrati? Di quali nazionalità? Partecipano attivamente alla vita delle comunità?
In alcune parrocchie la presenza di stranieri è ormai quasi maggioritaria: non solo cristiani, ma anche di altre religioni, in particolare musulmani. L’oratorio e il percorso di iniziazione cristiana rappresentano un momento privilegiato di incontro con famiglie di altri Paesi. I gruppi più numerosi sono quelli provenienti da Filippine, Sri Lanka e America Latina; non mancano poi famiglie di origine africana, ortodossi dell’Est europeo e cristiani copti. Questa presenza è ormai così preziosa che nelle nostre comunità si inizia a dire: «Senza gli stranieri, come sarebbero poveri e vuoti il nostro oratorio, i nostri gruppi di catechismo, le nostre Messe domenicali…».

In che modo e con quali iniziative la Chiesa fa sentire la sua presenza sul territorio?
La vita del nostro Decanato trova slancio a partire dalla fraternità esistente tra la ventina di preti presenti: nel corso degli anni il nostro ritrovarci per momenti di fraternità, riflessione e preghiera ha fatto nascere in noi e nei laici il desiderio di camminare maggiormente assieme, attraverso la scelta di alcune proposte comuni. Anzitutto viviamo tante iniziative decanali per ragazzi, adolescenti e giovani, ci sono alcune proposte per la terza età; un concerto annuale dei cori del Decanato, il lavoro comune della commissione Caritas, qualche pellegrinaggio e qualche corso di formazione condiviso… Soprattutto per i giovani è ormai bello pensarsi come un gruppo «decanale», che cresce insieme nel cammino della fede, anche se poi la presenza più quotidiana di ciascuno è all’interno delle singole parrocchie.

Come vi siete preparati alla Visita dell’Arcivescovo?
La preparazione, oltre che nelle singole parrocchie e nei Consigli pastorali, è stata più a livello decanale, in particolare per quanto riguarda la commissione Caritas, il gruppo delle catechiste, i 18enni e i giovani: c’è il desiderio di raccontare assieme all’Arcivescovo il proprio vissuto e l’impegno quotidiano nel servizio caritativo e nell’educazione dei più giovani.

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