Il 13 gennaio 2022 inizia la Visita pastorale alla città di Milano. Un momento importante e certamente atteso, che giunge dopo il rinvio a causa della pandemia. Con quale spirito l’Arcivescovo si avvii a intraprendere questo impegno, lo chiediamo a monsignor Carlo Azzimonti, Vicario episcopale per la Zona pastorale I: «Credo che possiamo riprendere le parole con le quali, nel recente Discorso alla Città di Sant’Ambrogio, l’Arcivescovo ha annunciato l’inizio della Visita pastorale alla città, in calendario dal gennaio 2022 a giugno 2023. “Con l’animo del pellegrino e lo stile della gentilezza, desidero incontrare e lasciarmi incontrare da tutti coloro che, pensosi, s’interrogano sul perché e per chi vivere, sul bisogno di relazioni, di fraternità, di giustizia, di solidarietà”. Mi pare che qui sia espresso per intero il senso di ciò che l’Arcivescovo intende realizzare e raggiungere».
La Visita è un adempimento previsto dal Direttorio dei Vescovi, che la definisce un’«azione apostolica», ma va anche al di là di un dovere da compiere. Cosa significa, nel suo insieme?
Certamente è così. Infatti vorrebbe essere l’avvio di un processo da vivere, per usare ancora un’espressione dell’Arcivescovo, «con l’animo del pellegrino». Il pellegrino non è il vagabondo, ma è colui che cammina e ha una meta, quella dell’incontro con coloro che abitano la città di Milano: i credenti, i non credenti, i pensosi, coloro che forse sono indifferenti e quelli che, secondo il Sinodo minore “Chiesa dalle genti” sono stati definiti «stranieri nella fede», anagraficamente battezzati, ma dimentichi del loro battesimo.
![Monsignor Carlo Azzimonti](https://www.chiesadimilano.it/wp-content/uploads/2019/06/don-carlo-azzimonti-Cropped-680x382.jpg)
Insomma, tutti coloro che vogliono, desiderano incontrare dal Vescovo e lasciarsi interrogare su questa «benedetta maledetta città»?
Sì. La Visita è un processo che intende attivare domande che portino, poi, a immaginare alcuni percorsi capaci di coinvolgere la vita della città e nella città con la presenza della Chiesa. Non a caso, l’Arcivescovo, ancora nel Discorso del 6 dicembre scorso, ci ha ricordato che «la potenza d’amore dello Spirito continua ad abitare anche la nostra Milano, facendo germogliare infiniti semi di bene». Sta a noi saperli leggere e cogliere, attraverso lo sguardo di tutti coloro che vorranno mettersi in cammino con l’Arcivescovo.
La Visita è portata a livello decanale, ma l’Arcivescovo si recherà in ciascuna delle parrocchie di ogni Decanato…
In questo anno e mezzo visiterà tutte le parrocchie dei 12 Decanati in cui si divide Milano, incontrandone i sacerdoti e i diaconi permanenti, i Consigli pastorali, i religiosi e religiose, i giovani e i Gruppi Barnaba. Ci saranno celebrazioni eucaristiche e del Vespero o altri momenti di preghiera nelle singole parrocchie. Ma non mancheranno, prevalentemente nella giornata di sabato, momenti che potremmo chiamare extra-parrocchiali nelle scuole, magari in un ospedale presente nel territorio, in luoghi di carità, di cultura e dove operano entità di servizio e sostegno a categorie specifiche. Infatti, a partire proprio da ciò che esiste a livello territoriale, i Decani con i parroci hanno individuato degli spazi in cui l’Arcivescovo avrà modo di conoscere diverse realtà di Chiesa, incontrando le presenze sociali che popolano la metropoli.
Quindi vi è l’obiettivo di intercettare non solo gli ambienti ecclesiali, ma anche altri aspetti di una città nella quale si respira una certa fierezza, ma che non può dimenticare i suoi aspetti problematici e le larghe fasce di persone che, pur non essendo ostili dichiaratamente alla Chiesa, sono indifferenti…
Senza dubbio: specie a Milano, tanti non conoscono quanto la Chiesa fa e opera attraverso i cristiani e la Visita può essere, allora, uno strumento adeguato per far avvicinare mondi, magari, vicinissimi nello spazio, ma lontani per cultura e pregiudizi. È importante, poi, tenere presente che questa Visita si inserisce nel cammino sinodale della nostra Chiesa e della Chiesa universale, che porterà alla costruzione graduale di assemblee sinodali decanali. Mi auguro che, in questa logica, possano essere creati anche dei momenti – li definirei esercizi di sinodalità – nei quali l’Arcivescovo, ponendosi in ascolto, possa incontrare, la sera, dopo il lavoro, cittadini non inseriti nella quotidianità della vita ecclesiale, ma che vogliono comunque porre questioni.
Tale possibilità è già prevista?
Non ovunque è stata per ora programmata, appunto perché si vuole lasciare la libertà di preparare questi momenti laddove se ne realizzino le occasioni e le condizioni, per dare spazio e parola a persone che esprimano, non tanto l’individualità di un singolo, ma la riflessione e l’agire di un gruppo, di un movimento, di un’associazione e vogliano incontrare l’Arcivescovo centrando l’attenzione su alcune tematiche.
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