Ez 16,1-15.23-25.35.38; Sal 134 (135); Sof 3,14-20; Mt 19,16-22
«Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!» (Mt 19,21)
Non mancano grandi esempi nella storia della Chiesa: persone benestanti che lasciano ogni avere, ogni ricchezza per dedicarsi alla preghiera e alla carità. Il più lampante è forse san Francesco d’Assisi. Egli ha rispettato pedissequamente l’invito: «Vendi quello che possiedi […] e vieni! Seguimi!». Non è da poco l’accostamento di questa scelta alla condizione che si guadagna («Se vuoi essere perfetto»). Il fallimento è la tristezza. Da una parte, quindi, povertà e perfezione, gioia; dall’altra, un attaccamento ai beni materiali che porta alla tristezza e all’imperfezione, nonostante si seguano i comandamenti. Moltissimi i passaggi che uniscono la povertà alla misericordia di Dio: «Tu sei stato una fortezza per il povero, una fortezza per l’indifeso nella sua angoscia» (Is 25,4); «Dio ha scelto quelli che sono poveri secondo il mondo perché siano ricchi in fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano» (Gc 2,5)
Preghiamo
Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Lc 6,20