Un dialogo per affrontare una delle questioni più urgenti e gravi di oggi e, insieme, un tema tra i maggiormente dibattuti a livello globale. Sarà quello che il 27 novembre, dalle 10, presso il salone San Giorgio dell’omonima parrocchia milanese, vedrà riuniti con l’Arcivescovo i rappresentanti delle associazioni che compongono Rete Ambiente Lombardia, cui aderiscono una sessantina di realtà presenti sull’intero territorio lombardo.
Ad approfondire il senso dell’iniziativa è don Lorenzo Maggioni, moderatore dell’incontro in quanto membro della Commissione ambiente del Forum delle Religioni di Milano: «Abbiamo chiesto all’Arcivescovo, in quanto Metropolita lombardo, di confrontarci per cercare di tessere un dialogo intenso con la Chiesa, in un momento in cui la questione dell’inquinamento ambientale è all’ordine del giorno. Il nostro obiettivo è costruire “dal basso” un consenso sociale e un patto tra credenti, anche di diverse fedi, avendo tuttavia nella Chiesa cattolica un interlocutore fondamentale, consapevoli che i risultati sono spesso deludenti se aspettiamo che siano solo i capi del mondo a fare qualche passo avanti».
Qual è l’idea portante di questa scelta?
L’idea è ispirata alla Laudato si’, con il desiderio di creare una piattaforma su cui si possa convergere partendo da posizioni e spiritualità differenti e cercando di fare qualcosa di concreto per la nostra «casa comune». Rispetto a una visione materialistica o utilitaristica dell’ambiente e della natura, usata come merce di scambio o come bacino d’utenza da cui ricavare ricchezze in maniera più o meno lecita, chi ha a cuore l’ambiente mostra di avere a cuore anche un altro modo di concepire la persona umana, connettendo giustizia sociale e rispetto ambientale.
È importante ripetere questi concetti. È questo lo scopo del convegno?
In realtà, più che un convegno sarà un dialogo, nel quale le diverse associazioni vogliono esprimere il proprio interesse legato a uno spazio circoscritto di territorio lombardo, ma ispirato dalla logica della sussidiarietà, per cui le questioni affrontate possono diventare di interesse comune. La Chiesa, che nella sua Dottrina sociale ha proprio i principi della sussidiarietà e della solidarietà, può insegnare moltissimo da questo punto di vista, anche considerando che ormai il tempo è scaduto, come ha dimostrato in maniera clamorosa la pandemia.
Appunto, la pandemia cosa può insegnare in tema di ambiente?
Anzitutto occorre considerare l’impatto che il Covid ha avuto nelle nostre zone. Infatti, studi elaborati da università di prestigio mondiale – Harvard, Berlino, le Università di Sassari e di Catania, l’Università Politecnica delle Marche – hanno dimostrato, facendo una comparazione tra le mappe, che l’impatto è stato molto più devastante nella Pianura Padana, laddove l’ambiente è degradato dal punto di vista dell’inquinamento dell’aria. In quelle aree il sistema immunitario delle persone è sottoposto a uno stress per cui si è calcolato che l’incidenza del virus possa aumentare del 20% e oltre, rispetto ad altre zone meno segnate. Un altro studio, dell’Università degli Studi di Milano, dice che per il biossido di azoto Milano conta 1500 morti all’anno. Inoltre, basti pensare che tra i nuclei urbani più inquinati di Europa, la seconda è Cremona e ci sono città situate nella pianura Padana. Purtroppo su questo manca un’informazione seria, ma da questa crisi globale deve venire una sveglia per tutti. Dobbiamo cambiare radicalmente il nostro sistema economico e sociale e soprattutto il rapporto tra società e politica. I cittadini devono avere voce sui problemi che affliggono la loro vita, chiedendo ai politici non semplicemente un consenso immediato e facile, ma di porre mano concretamente alle questioni in campo.
Come si articolerà allora il dialogo?
Aprirà la discussione don Gabriele Scalmana, già responsabile per la Pastorale sociale e le Questioni ambientali della Diocesi di Brescia, che ha lavorato per anni in un territorio duramente colpito da tali problematiche. In Italia parliamo spesso della «terra dei fuochi», ma anche nel Bresciano esiste una situazione di grave emergenza: dalle cave nelle quali è stato depositato materiale tossico o radioattivo, agli inceneritori, l’inquinamento tra i più alti d’Europa secondo uno studio di Lancet, così come a Bergamo. Non a caso, due delle città più colpite dalla pandemia. Poi sarà la volta dei rappresentanti delle associazioni, che racconteranno le loro esperienze, mettendo anche in luce alcuni problemi che affliggono la vita normale della gente, soprattutto la salute dei più deboli. A seguire, la risposta dell’Arcivescovo e, se il tempo lo consentirà, uno spazio per il dialogo.