28/03/2008
di Cristina CONTI
I bilanci famigliari vanno in rosso solo con rate e bollette, senza contare il caro-spesa. Sono 42 mila in Italia le famiglie messe in crisi dai mutui e costrette a rinegoziare il contratto con le banche. Questo il dato allarmante emerso da un’indagine del sindacato inquilini Sunia e dall’Apu (Associazione Proprietari Immobili).
«A Milano e provincia si eroga poco meno di un quarto del valore dei mutui concessi in Italia, per un totale di 100-140 mila operazioni l’anno – spiega Roberto Anedda di Mutuionline -. Perciò nel capoluogo lombardo si concentra gran parte del fenomeno».
Chi ha stipulato un contratto nel 2003 ha subito i forti rialzi dei tassi di interesse. La maggior parte delle coppie ha stipulato mutui di almeno 150-200 mila euro per appartamenti di 70 mq. Ma se cinque anni fa si pensava di aver preso con la banca un impegno sostenibile, oggi si fa fatica ad arrivare alla fine del mese.
Le rate occupano ben il 38% del reddito mensile, contro il 28% del 2003. E se si aggiungono bollette e spese condominiali, si arriva al 45% del reddito solo per la casa. «Molte famiglie hanno puntato sul mutuo per fuggire da un mercato dell’affitto dai valori altissimi, per trovarsi poi in condizioni economiche ancora peggiori – sottolinea Stefano Chiappelli, segretario generale del Sunia di Milano -. La verità è che il problema della casa in città non si risolve senza una politica che garantisca affitti sostenibili».
Per le banche sono accettabili i mutui che non superano il 33% dello stipendio mensile. Ma moltissime famiglie hanno superato questa soglia e ora si trovano in grande difficoltà. Partendo da questi presupposti l’analisi Sunia-Apu individua le fasce della popolazione che si trovano nella situazione più critica. A dover tirare di più la cinghia sono i lavoratori che guadagnano 1.000 euro al mese e che hanno chiesto un prestito di 150 mila euro: nel 2007, infatti, il mutuo si è preso il 91% del loro reddito.
«Le sostituzioni finora sono state 50 mila, ma siamo solo all’inizio», conclude Anedda. Grazie alle nuove norme che facilitano e semplificano sia le rinegoziazioni sia le sostituzioni, infatti, il numero di chi cambierà le condizioni del contratto è destinato ad aumentare notevolmente nei prossimi mesi.