1Tm 1, 12-17; Sal 138 (139); Lc 21, 5-9
Carissimo, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. (Tm 1,12-13)
Paolo non si nasconde dietro a una falsa modestia, né sminuisce il suo valore a causa del passato da peccatore. Al contrario, si definisce forte e segnala il suo compito di primordine, essere al servizio del Signore. Ciò è possibile in quanto egli riconosce di non agire per iniziativa personale, né basandosi semplicemente sulle proprie forze: il rapporto con Gesù, il fatto di essere scelto da lui dà fondamento alla sua esistenza e alle possibilità inaudite che può realizzare.
Così è per ciascun essere umano: non è il caso sminuirsi per giustificare uno scarso impegno, ma è possibile riconoscere che ricevere l’amore del Signore chiama a rispondergli facendo grandi cose.
Preghiamo
Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Io ti rendo grazie:
hai fatto di me una meraviglia stupenda;
meravigliose sono le tue opere,
le riconosce pienamente l’anima mia.
Dal Salmo 138 (139)