«È il momento di abitare il sociale, il lavoro e la politica senza paura di sporcarsi le mani. Voi potete dare una mano ad aprire le porte e le finestre delle parrocchie, affinché i problemi della gente entrino sempre più nel cuore delle comunità». È l’invito del Papa ai giovani del “Progetto Policoro” della Cei, ricevuti in occasione del 25° di fondazione: «Non abbiate paura di abitare anche i conflitti. Li troviamo nel mondo, ma anche a livello ecclesiale e sociale. Serve la pazienza di trasformarli in capacità di ascolto, di riconoscimento dell’altro, di crescita reciproca».
Il Progetto Policoro, ha aggiunto il Papa, «sia sempre al servizio dei volti concreti, della vita delle persone, soprattutto dei poveri e degli ultimi della nostra società». «Ci si appassiona quando si ha cura della propria interiorità, se non si trascura la spiritualità, se si studia, se si conosce in profondità la dottrina sociale della Chiesa e ci si sforza di tradurla nel concreto delle situazioni – ha ribadito il Santo Padre -. Non abbiate paura di prestarvi anche gratuitamente per risollevare la vita di chi è scartato. Il contrario della passione è la mediocrità o la superficialità, che induce a pensare di sapere già tutto in partenza e a non ricercare soluzioni ai problemi mettendosi in gioco in prima persona».
«Un modello di economia alternativo a quello consumistico»
«Il Progetto Policoro è stato ed è un segno di speranza, soprattutto per tanti territori del Sud d’Italia carenti di lavoro. Oggi siete chiamati a esserlo in un modo nuovo, perché questo importante anniversario capita in un periodo di forte crisi socio-economica a causa della pandemia». Francesco ha suggerito quattro verbi per il cammino: «animare», perché «mai come in questo tempo sentiamo la necessità di giovani che sappiano, alla luce del Vangelo, dare un’anima all’economia» con «uno stile di dedizione» che li renda «costruttori di relazioni, tessitori di un’umanità solidale». Per il Papa, «occuparsi del lavoro è promuovere la dignità della persona» perché «il lavoro non nasce dal nulla, ma dall’ingegno e dalla creatività dell’uomo»: «Vi incoraggio a lavorare per un modello di economia alternativo a quello consumistico, che produce scarti. La condivisione, la fraternità, la gratuità e la sostenibilità sono i pilastri su cui fondare un’economia diversa». Il secondo verbo proposto dal Santo Padre è «abitare», perché «abitare la terra non vuol dire prima di tutto possederla, ma saper vivere in pienezza le relazioni: con Dio, con i fratelli, con il creato e con noi stessi. Possiate aiutare la comunità cristiana ad abitare la crisi della pandemia con coraggio e con speranza – l’esortazione del Papa -. Dio non ci abbandona mai e noi possiamo diventare segno della sua misericordia se sappiamo chinarci sulle povertà del nostro tempo: sui giovani che non trovano lavoro, sui cosiddetti Neet, su quelli che soffrono la depressione, su quelli demotivati e stanchi nella vita, su quelli che hanno smesso di sognare un mondo nuovo».
Quindi Francesco si è soffermato sul terzo verbo, «appassionarsi», perché «c’è uno stile che fa la differenza: la passione per Gesù Cristo e per il suo Vangelo. E questo si vede nel “di più” che mettete per accompagnare altri giovani a prendere in mano la loro vita, ad appassionarsi al loro futuro, a formarsi competenze adeguate per il lavoro».
«L’evangelizzazione passa anche attraverso la cura per il lavoro»
«Il Progetto Policoro è una rete di relazioni umane ed ecclesiali: molte persone si impegnano ad accompagnarvi, le vostre diocesi vi guardano con speranza, e ciascuno di voi è capace di farsi compagno di strada verso tutti i giovani che incontra sul suo cammino. La vostra presenza nei territori diventa così il segno di una Chiesa che sa prendere per mano». Il Papa si è poi soffermato sul verbo “accompagnare” perché «la fede ci dice che la crisi può essere un passaggio di crescita: lo Spirito di Cristo risorto anima la speranza, che diventa aiuto alle persone perché si rialzino, si rimettano in cammino, tornino a sognare e si impegnino nella vita, nella famiglia, nella Chiesa e nella società». «La vostra presenza nelle diocesi – ha concluso Francesco – possa aiutare tutti a comprendere che l’evangelizzazione passa anche attraverso la cura per il lavoro».