Quante opere cariche di significati non ci parlano più? Quante iconografie della tradizione cattolica non sono più immediate! Come raccontare la fede oggi? Il progetto della «Via della bellezza» comincia con la proposta che don Marco Cianci mi fece in università, passeggiando lungo il Filarete della Statale: aprire le chiese di Milano meno note al grande pubblico per diffondere la conoscenza dei loro tesori artistici e manifestandone l’intima religiosità cristiana.
Insieme alla Pastorale giovanile della Diocesi, abbiamo ideato un percorso formativo di sette lezioni rivolte ai ragazzi delle superiori e dell’università, oltre che a un certo numero di adulti appassionati alla materia. Tra novembre e dicembre dello scorso anno, questi brevi seminari hanno visto il coinvolgimento di relatori di rilievo: la professoressa Stella Ferrari ha esposto l’evoluzione dell’architettura medievale in Lombardia, seguita dagli interventi di don Marco Cianci e di don Umberto Bordoni sull’arte come testimonianza di fede; il professor Antonio Mazzotta ha mostrato alcune opere d’arte moderna, conducendo lo sguardo sui dettagli più interessanti. Padre Andrea Dall’Asta ha raccontato la chiesa di San Fedele come architettura dello spazio sacro, mentre il Rettore dell’Università degli Studi di Milano, Elio Franzini, ha spiegato la bellezza come richiamo dell’umano; la restauratrice Eliana Tovagliaro ha contribuito con un taglio professionale attraverso le nozioni e le tecniche di restauro e, infine, chi scrive ha approfondito la modalità dell’osservazione e della presentazione di un’opera d’arte.
Conclusa la prima fase del ciclo, con il nuovo anno è partita la seconda formazione, da parte di Ad Artem e della sottoscritta, di coloro che sarebbero diventati guide nelle chiese milanesi: San Giorgio al Palazzo, San Vincenzo in Prato, San Pietro in Gessate, Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, Santa Maria della Passione. Le visite sono aperte al pubblico dal 22-23 maggio (qui tutte le info).
Mi sembra che questi eventi abbiano superato le loro prerogative didattiche: nell’ultimo anno in cui le circostanze chiedevano di isolarci e di rinunciare a tanti impegni, questa esperienza è stata l’occasione per spalancarsi nuovamente all’altro, come luogo di incontro e di condivisione. Mettersi in gioco attraverso l’organizzazione e la spiegazione delle opere ha permesso di sperimentare con dinamismo quelle scene evangeliche che raccontiamo, rendendole vive, contemporanee a noi. Perciò invito tutti a partecipare a questa iniziativa.