Is 61,1-3.6.8-9; Sal 88 (89); Eb 1,5-13; Lc 4,16-21
Mi ha mandato a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista. (Lc 4,18b)
C’è un desiderio speciale nel cuore di Gesù in questa notte diversa. Raccontare il desiderio di Dio suo padre di liberare l’uomo, ogni uomo. Di renderlo nuovo, come al principio, fiducioso e amico di quel Dio che passeggiava nel giardino di Eden. Ma soprattutto liberarlo per farlo figlio. Sapendo che la verità rende liberi, Gesù vuole raccontare la verità del suo Dio. Ed ecco che mentre, da buoni ebrei, celebrano la liberazione dalla schiavitù egiziana in quella notte di Pasqua Gesù compie il gesto sorprendente di spezzare il pane identificandosi con esso. Questo pane sono io, spezzato per voi perché siate liberi, perché ritroviate l’amicizia piena con Dio, perché possiate scoprirvi figli, perché ogni paura e sospetto che avete verso mio Padre possa scomparire. Chi ha visto me, ha visto il Padre: non temete, vi ho chiamato amici.
Preghiamo
Padre,
quante volte la paura di te ci sorprende,
ci spinge alla fuga,
dubitiamo che tu voglia veramente il nostro bene.
Fa’ che quando stiamo davanti a quell’ostia,
innalzata durante la messa,
ci ricordiamo che quello è il tuo figlio
appeso e spezzato sulla croce
per raccontare un amore.
Il tuo amore per noi.
Rassicura i nostri cuori e liberaci;
noi vogliamo essere tuoi figli.