Sembrava una intervista facile. Quella che ogni giornalista desidera vedersi assegnare: scrivere di bambini, di soldi ben spesi, senza sorprese. Invece…
Puntali come una campanella scolastica, eccoci all’appuntamento telefonico con la dottoressa Lucia Giudici, che dirige la Scuola per l’infanzia San Carlo e Terzaghi di Gorla Minore.
La diocesi di Milano, a motivo dell’emergenza Covid-19, ha ricevuto dalla Cei 9.129.800,94 di euro come contributo straordinario 8xmille. Due milioni di questi sono serviti per integrare rette in 377 scuole dell’infanzia. È bello renderne conto. Molti lo hanno fatto. Tutti dovrebbero farlo. A Gorla Minore sono giunti 15.331 euro; hanno aiutato 32 famiglie.
Con la direttrice partiamo dal primo lockdown. E ascoltiamo un racconto che accomuna diversi istituti: «Abbiamo creato subito gruppi social per ogni classe. Tre gli appuntamenti la settimana: un saluto all’inizio e uno alla fine; nel mezzo, un incontro coi bimbi tramite Zoom».
Il rapporto mediato è durato mesi. Dalla metà di giugno – e sino al 31 luglio – «abbiamo riaperto col centro estivo in presenza. Una bella esperienza». A settembre, il ritmo tradizionale è ripreso senza intoppi. Il clima di serenità non ha mai abbandonato i bambini, le insegnanti e le famiglie. Queste ultime, in particolare, hanno manifestato «apprezzamento per il lavoro che la scuola sta facendo».
I bambini, poi, hanno vissuto con naturalezza sia la classe, sia il giardino. E continuano a farlo. «Non sono ossessionati dalla pulizia o dalle restrizioni – chiosa Giudici -. Grazie anche alle insegnanti che non trasmettono ansia».
Certo, il tema del virus abita il loro immaginario. Traspare, talvolta, nei giochi e nelle conversazioni: c’è chi costruisce termometri; chi attende la fine della pandemia per poter incontrare di nuovo i nonni; chi desidera invitare a casa gli amici. Nulla di patologico, però. Come conferma la direttrice: «Si era pensato di fare un focus sul Covid. Ma abbiamo notato che i bimbi non sembrano bloccati da questo. E quindi abbiamo soprasseduto». Anche le barriere prudenziali sono ben tollerate. Alcuni genitori, per esempio, hanno regalato il termo-scanner; i bimbi lo attraversano quasi per gioco. Uguale scioltezza, per la sanificazione delle mani.
Non tutto è un gioco, però. «Ci sono stati casi di contagio – si conferma all’altro capo del telefono -: tre insegnanti e un paio di bambini asintomatici. Le classi interessate sono state chiuse». Circa i vaccini, Lucia dice con soddisfazione che «il 100% dei nostri operatori ha aderito alla campagna. Attendiamo la chiamata».
Quanto ai contributi 8xmille, sono stati consegnati direttamente ai richiedenti, previa verifica dell’Isee. La dottoressa non nasconde che «c’era preoccupazione per i conti. Si è dovuto assumere più personale, per esempio. Sono state aumentate le classi, riducendo il numero di bimbi per ciascuna. E anche la pulizia ha richiesto forze aggiuntive. Il fatto che le rette siano state garantite pure da questa possibilità, è stato apprezzato. Sia dai genitori, sia dall’amministrazione».
Giudici tiene poi a rimarcare un segnale positivo, visto anche in circostanze diverse. Nessuno ha approfittato dei contributi. E cita un episodio di analoga solidarietà: «La scuola aveva previsto un rimborso per chi è stato in quarantena forzata. Non era automatico, andava richiesto. Alcuni – con la possibilità di pagare interamente la retta – non se ne sono avvalsi. Lasciando che l’aiuto arrivasse solo dove necessitava».
Giusto il tempo di sbobinare la chiacchierata, ecco sul web una breaking news: «Chiuse, di nuovo, tutte le scuole di ogni ordine e grado». Un bravo giornalista avrebbe immediatamente ricontattato l’interlocutrice per aggiornare il pezzo. Noi, eterni apprendisti, invece, non abbiamo avuto cuore. Paventando un nuovo giro di ruota. Basti rileggere questo articolo dall’inizio.