«L’emergenza ora è igienico-sanitaria. Servono équipe mediche e strumenti che rendano potabile l’acqua per evitare lo scoppio di epidemie». Le parole di don Roberto Davanzo, direttore di Caritas ambrosiana, inquadrano il dramma della catastrofe naturale che ha colpito il Pakistan.
I primi dati indicano in oltre duemila il numero delle persone che hanno perso la vita in seguito alle alluvioni. Venti milioni sono i pakistani colpiti dal disastro: di questi, 3,5 milioni sono bambini che rischiano di contrarre malattie mortali.
«Le vittime, rispetto allo tsunami nello Sri Lanka del 2004 – spiega don Davanzo – sono fortunatamente di meno. Ma i danni agli edifici, alle infrastrutture, alle strade, alle coltivazioni, sono molto più gravi. Intere aree sono raggiungibili solo in elicottero o con gommoni, le persone sono isolate e necessitano dei beni elementari di sussistenza: posseggono solo i vestiti che indossano, hanno perso tutto». Nel solo Punjab almeno 1,7 milioni di ettari di campi coltivati sono stati danneggiati o distrutti, molti dei quali coltivati a riso, base dell’alimentazione nazionale.
Nell’urgenza, la Chiesa si è immediatamente mobilitata attraverso Caritas Pakistan e Caritas Internationalis: a quest’ultima fanno riferimento quelle nazionali e diocesane.
«Appena compresi i confini della tragedia – aggiunge il direttore Davanzo – abbiamo attivato i nostri canali di raccolta fondi (vedi box a lato). Per ora ci affidiamo alla spontanea generosità dei milanesi, in attesa di provvedere, tra qualche settimana, a una campagna di solidarietà mirata».
Adesso in Pakistan (Paese che Caritas ambrosiana conosce bene, a seguito di numerosi progetti di sviluppo promossi lì negli scorsi anni) è indispensabile limitare i danni, precisa don Davanzo: «Non è ancora possibile programmare un piano di ricostruzione, dato che i monsoni e le piogge proseguiranno ancora per alcune settimane. Oggi dobbiamo intervenire nell’emergenza con un’attenzione specifica ai bambini, che in una tale situazione di igiene precaria sono più in pericolo degli adulti».
Serve di tutto: tende, kit di emergenza, materassini per proteggersi dall’umidità, teli di plastica da usare come pavimento nelle tende, materassi, cuscini, lenzuola, zanzariere contro la malaria, latte per bambini e neonati, acqua potabile, utensili per cucinare, medicine e vestiti.
Caritas Internationalis prevede che la prima fase degli interventi duri 3 mesi con un coinvolgimento di 250 mila volontari. Al termine di questa azione preliminare, un piano più strutturato interverrà anche sulla ricostruzione di infrastrutture ed edifici per riportare lentamente il Paese alla normalità. O quantomeno a una condizione di vita dignitosa.
Numerose voci si sono levate a conforto dei pakistani. Papa Benedetto XVI, nell’udienza generale dello scorso mercoledì, si è detto vicino alle popolazioni colpite e ha chiesto che non siano lasciate sole: «Mentre affido alla bontà misericordiosa di Dio quanti sono tragicamente scomparsi – ha detto il Santo Padre – esprimo la mia spirituale vicinanza ai loro familiari e a tutti coloro che soffrono a causa di questa calamità. Che non manchi a questi nostri fratelli, così duramente provati – ha concluso – la nostra solidarietà e il concreto sostegno della Comunità internazionale».
Monsignor Lawrence Saldanha, presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, ha richiamato all’unità nell’emergenza: «Nell’ora del più grande disastro naturale della storia del Paese – ha detto ai fedeli -, è nostro dovere di cristiani rimanere fianco a fianco con i nostri fratelli musulmani e indù per fronteggiare la calamità comune con coraggio e determinazione». «L’emergenza ora è igienico-sanitaria. Servono équipe mediche e strumenti che rendano potabile l’acqua per evitare lo scoppio di epidemie». Le parole di don Roberto Davanzo, direttore di Caritas ambrosiana, inquadrano il dramma della catastrofe naturale che ha colpito il Pakistan.I primi dati indicano in oltre duemila il numero delle persone che hanno perso la vita in seguito alle alluvioni. Venti milioni sono i pakistani colpiti dal disastro: di questi, 3,5 milioni sono bambini che rischiano di contrarre malattie mortali. «Le vittime, rispetto allo tsunami nello Sri Lanka del 2004 – spiega don Davanzo – sono fortunatamente di meno. Ma i danni agli edifici, alle infrastrutture, alle strade, alle coltivazioni, sono molto più gravi. Intere aree sono raggiungibili solo in elicottero o con gommoni, le persone sono isolate e necessitano dei beni elementari di sussistenza: posseggono solo i vestiti che indossano, hanno perso tutto». Nel solo Punjab almeno 1,7 milioni di ettari di campi coltivati sono stati danneggiati o distrutti, molti dei quali coltivati a riso, base dell’alimentazione nazionale.Nell’urgenza, la Chiesa si è immediatamente mobilitata attraverso Caritas Pakistan e Caritas Internationalis: a quest’ultima fanno riferimento quelle nazionali e diocesane. «Appena compresi i confini della tragedia – aggiunge il direttore Davanzo – abbiamo attivato i nostri canali di raccolta fondi (vedi box a lato). Per ora ci affidiamo alla spontanea generosità dei milanesi, in attesa di provvedere, tra qualche settimana, a una campagna di solidarietà mirata». Adesso in Pakistan (Paese che Caritas ambrosiana conosce bene, a seguito di numerosi progetti di sviluppo promossi lì negli scorsi anni) è indispensabile limitare i danni, precisa don Davanzo: «Non è ancora possibile programmare un piano di ricostruzione, dato che i monsoni e le piogge proseguiranno ancora per alcune settimane. Oggi dobbiamo intervenire nell’emergenza con un’attenzione specifica ai bambini, che in una tale situazione di igiene precaria sono più in pericolo degli adulti». Serve di tutto: tende, kit di emergenza, materassini per proteggersi dall’umidità, teli di plastica da usare come pavimento nelle tende, materassi, cuscini, lenzuola, zanzariere contro la malaria, latte per bambini e neonati, acqua potabile, utensili per cucinare, medicine e vestiti.Caritas Internationalis prevede che la prima fase degli interventi duri 3 mesi con un coinvolgimento di 250 mila volontari. Al termine di questa azione preliminare, un piano più strutturato interverrà anche sulla ricostruzione di infrastrutture ed edifici per riportare lentamente il Paese alla normalità. O quantomeno a una condizione di vita dignitosa.Numerose voci si sono levate a conforto dei pakistani. Papa Benedetto XVI, nell’udienza generale dello scorso mercoledì, si è detto vicino alle popolazioni colpite e ha chiesto che non siano lasciate sole: «Mentre affido alla bontà misericordiosa di Dio quanti sono tragicamente scomparsi – ha detto il Santo Padre – esprimo la mia spirituale vicinanza ai loro familiari e a tutti coloro che soffrono a causa di questa calamità. Che non manchi a questi nostri fratelli, così duramente provati – ha concluso – la nostra solidarietà e il concreto sostegno della Comunità internazionale». Monsignor Lawrence Saldanha, presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, ha richiamato all’unità nell’emergenza: «Nell’ora del più grande disastro naturale della storia del Paese – ha detto ai fedeli -, è nostro dovere di cristiani rimanere fianco a fianco con i nostri fratelli musulmani e indù per fronteggiare la calamità comune con coraggio e determinazione». – Come contribuire – – donazione diretta presso l’Ufficio Raccolta Fondi in via S. Bernardino, 4 a Milano (orari: dal lunedì al giovedì dalle ore 9.30 alle ore 12.30 e dalle ore 14.30 alle ore 17.30 e il venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12.30).- conto corrente postale n. 13576228 intestato a Caritas Ambrosiana ONLUS- conto corrente bancario presso l’ag. 1 di Milano del Credito Artigiano e intestato a Caritas Ambrosiana ONLUS IBAN IT16 P 03512 01602 000000000578- tramite carte di credito: donazione telefonica chiamando il numero 02.76.037.324 in orari di ufficio (vedi sopra)- Collegandosi al sito www.caritas.itCAUSALE: EMERGENZA PAKISTANL’offerta è detraibile/deducibile fiscalmente