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14 giugno

Mons. Padovese, un segno di speranza

Il cardinale Tettamanzi ha presieduto questa mattina in Duomo i funerali del Vicario dell'Anatolia ucciso in Turchia nei giorni scorsi. Cinquemila fedeli e molte autorità; civili e religiose si sono strette in preghiera attorno ai familiari del vescovo

di Luisa BOVE

14 Giugno 2010
Monsignor Padovese con il cardinale Tettamanzi

«Sono felice di essere con voi e ringrazio Dio del privilegio di fare parte della nostra chiesa di Anatolia. Le difficoltà che ho sperimentato erano forse una prova per vedere se veramente amo questa nostra comunità». Sono le parole che mons. Luigi Padovese scriveva tre anni fa nella sua lettera pastorale, come ha ricordato il cardinale Dionigi Tettamanzi questa mattina celebrando in Duomo i funerali del Vicario apostolico in Anatolia, ucciso in Turchia nei giorni scorsi. A dare l’ultimo saluto a questo martire della Chiesa milanese, c’erano 5 mila fedeli e diverse autorità civili e religiose, con 50 concelebranti sull’altare tra Vescovi e monsignori e altri 300 preti in cattedrale. Nelle prime file anche i familiari del missionario, ucciso da chi considerava «amico e figlio», c’erano il fratello, la cognata e le due giovani nipoti. Una funzione molto partecipata da tutti i presenti tra i canti eseguiti dalla Cappella musicale del Duomo e dal Coro francescano.
Occhi puntati sulla bara di legno chiara con sopra un Vangelo aperto, a testimoniare ancora una volta il senso della vita di mons. Padovese spesa nell’annuncio della Parola di Dio a una «Chiesa di minoranza, spesso sofferente e provata». L’Arcivescovo Tettamanzi ha paragonato padre Luigi al “chicco di grano” capace di «incessanti sforzi di costruire spazi di dialogo e di incontro tra culture, tra religioni, tra gli stessi cristiani».
Molti i messaggi di cordoglio inviati all’Arcivescovo di Milano, alcuni letti pubblicamente in Duomo: all’inizio della celebrazione è intervenuto mons. Giuseppe Bertello, nunzio in Italia, e al termine mons. Edomondo Farhat, già nunzio apostolico in Turchia, e mons. Ruggero Franceschini, Arcivescovo di Smirne, al quale il papa ha già affidato anche la comunità cristiana dell’Anatolia, che lui stesso ha definito «piccolo gregge disperso ed ora anche colpito, sgomento, impauruto». Questa Chiesa, ha aggiunto il successore di mons. Padovese, «è troppo giovane per superare da sola una tragedia simile, troppo fragile per fronteggiare il male che l’ha colpita, troppo povera per trovare in se stessa le risorse per continuare a sperare… almeno di esistere».
La Chiesa ambrosiana si è stretta attorno ai familiari, alla Comunità religiosa dei frati e alla stessa Comunità cristiana turca, con la quale oggi siamo «più intimamente» uniti a casua del «sacrificio» del Vescovo, ha assicurato il cardinal Tettamanzi.
Al termine della funzione un lungo applauso ha accompagnato la salma che veniva trasportata sul sagrato del Duomo, prima di raggiungere il cimitero di Musocco dove mons. Padovese sarà sepolto nel campo dei Cappuccini. «Sono felice di essere con voi e ringrazio Dio del privilegio di fare parte della nostra chiesa di Anatolia. Le difficoltà che ho sperimentato erano forse una prova per vedere se veramente amo questa nostra comunità». Sono le parole che mons. Luigi Padovese scriveva tre anni fa nella sua lettera pastorale, come ha ricordato il cardinale Dionigi Tettamanzi questa mattina celebrando in Duomo i funerali del Vicario apostolico in Anatolia, ucciso in Turchia nei giorni scorsi. A dare l’ultimo saluto a questo martire della Chiesa milanese, c’erano 5 mila fedeli e diverse autorità civili e religiose, con 50 concelebranti sull’altare tra Vescovi e monsignori e altri 300 preti in cattedrale. Nelle prime file anche i familiari del missionario, ucciso da chi considerava «amico e figlio», c’erano il fratello, la cognata e le due giovani nipoti. Una funzione molto partecipata da tutti i presenti tra i canti eseguiti dalla Cappella musicale del Duomo e dal Coro francescano.Occhi puntati sulla bara di legno chiara con sopra un Vangelo aperto, a testimoniare ancora una volta il senso della vita di mons. Padovese spesa nell’annuncio della Parola di Dio a una «Chiesa di minoranza, spesso sofferente e provata». L’Arcivescovo Tettamanzi ha paragonato padre Luigi al “chicco di grano” capace di «incessanti sforzi di costruire spazi di dialogo e di incontro tra culture, tra religioni, tra gli stessi cristiani».Molti i messaggi di cordoglio inviati all’Arcivescovo di Milano, alcuni letti pubblicamente in Duomo: all’inizio della celebrazione è intervenuto mons. Giuseppe Bertello, nunzio in Italia, e al termine mons. Edomondo Farhat, già nunzio apostolico in Turchia, e mons. Ruggero Franceschini, Arcivescovo di Smirne, al quale il papa ha già affidato anche la comunità cristiana dell’Anatolia, che lui stesso ha definito «piccolo gregge disperso ed ora anche colpito, sgomento, impauruto». Questa Chiesa, ha aggiunto il successore di mons. Padovese, «è troppo giovane per superare da sola una tragedia simile, troppo fragile per fronteggiare il male che l’ha colpita, troppo povera per trovare in se stessa le risorse per continuare a sperare… almeno di esistere».La Chiesa ambrosiana si è stretta attorno ai familiari, alla Comunità religiosa dei frati e alla stessa Comunità cristiana turca, con la quale oggi siamo «più intimamente» uniti a casua del «sacrificio» del Vescovo, ha assicurato il cardinal Tettamanzi.Al termine della funzione un lungo applauso ha accompagnato la salma che veniva trasportata sul sagrato del Duomo, prima di raggiungere il cimitero di Musocco dove mons. Padovese sarà sepolto nel campo dei Cappuccini. Le autorità presenti – In Duomo erano presenti l’on. Maurizio Lupi, Vice presidente alla Camera; il presidente della Regione Roberto Formigoni; i sottosegretari agli Esteri Stefania Craxi e on. Alfredo Mantica; la senatrice Maria Pia Garavaglia; l’europarlamentare on. Patrizia Toia; il sindaco di Milano Letizia Moratti; il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dapei; l’Ambasciatore della Turchia presso la Santa sede. Inoltre erano presenti 50 persone della Diocesi tedesca di Bamberga; 100 fedeli della parrocchia della Trinità di Milano; tutti i Vescovi ausiliari di Milano e i Vescovi titolari delle diocesi Lombarde; altri vescovi: mons. Ruggero Franceschini, il Vescovo di Parma, il Vescovo di Mondovì, il Vescovo emerito di Cesena, il Vescovo emerito di Verona (Carraro), il Vescovo emerito di Guaraja (Brasile), il Vescovo di Banberga Schick Ludwig, il card. Wetter, Vescovo emerito di Monaco di Baviera; fra Claudio Nori Sturn, Vescovo di Potas de Mines (Brasile); mons. Edmondo Farhat, già nunzio apostolico in Turchia.