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Amore e attenzione per i “figli a tempo”

L'esperienza dell'associazione "Alfa" di Lecco, che dal 2001 si occupa di affidamento familiare. Dal 1° marzo un percorso di formazione per genitori

5 Giugno 2008

26/02/2008

di Paolo FERRARIO

L’affido è davvero una “Questione di affetto”. È questo, infatti, il tema di fondo del percorso di formazione per genitori, proposto dall’Alfa (Associazione lecchese famiglie affidatarie), in collaborazione con la cooperativa sociale “Il talento” e il patrocinio della Regione Lombardia, della Provincia e del Comune di Lecco.

La presentazione del percorso di formazione, suddiviso in due sezioni – la prima per chi si accosta o ha da poco cominciato un’esperienza di affido e la seconda per chi la già sta vivendo – èin programma sabato 1 marzo alla Casa sul Pozzo di Lecco. Ciascuna sezione si compone poi di quattro incontri, tenuti da esperti psicologi e psicoterapeuti nei mesi di marzo e aprile, mentre la chiusura è prevista il 10 maggio.

Fondata nel 2001 da un gruppo di famiglie attive nel campo dell’affido già dal 1995, l’Alfa si occupa di affidamento familiare sulla base di tre principi: essere solidali con le famiglie che, a causa di temporanee difficoltà, non sono in grado di occuparsi da sole dei propri figli; accogliere nella propria casa e nel proprio cuore bambini e adolescenti in difficoltà e offrire loro aiuto, affetto, sicurezza e opportunità; mettere in comunicazione chi ha risorse affettive con chi ha bisogno di attenzione, di cura, di comprensione e di amore.

In questi anni, inoltre, l’associazione ha attivato diversi progetti, come per esempio i gruppi Ama. «Si tratta – spiegano i promotori – di piccoli gruppi con un massimo di 10/12 partecipanti, formati da persone che hanno aperto la loro casa e il loro cuore a minori in difficoltà, nelle varie forme previste per l’affido familiare. Questi gruppi nascono dalla convinzione che i bisogni delle famiglie affidatarie non possono essere completamente soddisfatti da o attraverso le normali istituzioni sociali (assistenti sociali, psicologi, educatori)».

Per le famiglie che non riescono, per motivi di lavoro o altro, a tenere con sé i propri figli tutto il giorno, l’Alfa ha studiato una forma di affido “leggero”. «Ci sono molte persone – ricordano – che accolgono per alcune ore al giorno bambini i cui genitori (spesso immigrati privi sul territorio di significativi legami parentali), pur volendo molto bene ai propri figli, hanno seri problemi di organizzazione della loro quotidianità, magari per turni di lavoro non coperti dall’asilo nido, scuole materne e dell’obbligo. È un gesto di solidarietà che crea legami importanti per il bambino e per la sua famiglia e che può, in alcuni casi, evitare esperienze di abbandono».