24/11/2008
La settimana scorsa, con 105 voti a favore, 48 contrari e 31 astensioni, la Terza Commissione dell’Assemblea Generale dell’Onu, quella sui Diritti Umani, ha approvato una nuova risoluzione contro la pena di morte e per una Moratoria universale. I Paesi che hanno sostenuto la risoluzione sono stati 89, il numero più alto mai registrato al momento della presentazione di una risoluzione all’Assemblea Generale: due in più dello scorso anno, quando venne presentata la prima risoluzione sulla pena di morte.
Un passo avanti verso la definitiva approvazione in Assemblea plenaria, il segnale di un cambiamento nella sensibilità del mondo: il rifiuto della pena di morte sta diventando uno standard sotto il quale il mondo intende non scendere. La pena di morte è oggi una questione che riguarda l’intera comunità internazionale, come richiesto e riaffermato nella risoluzione, che invita tutti i Paesi a una maggiore trasparenza sui percorsi di giustizia e sull’applicazione della pena capitale, in vista del Rapporto ufficiale del Segretario Generale delle Nazioni Unite.
La Comunità di Sant’Egidio – che ha lavorato intensamente a livello mondiale su questo fronte – si è congratulata con quanti «hanno lavorato con sinergia ed efficacia per diffondere questa cultura della vita che delegittima la pena di morte e incoraggia una riduzione della violenza e percorsi di riconciliazione di convivenza pacifica». Si tratta di Paesi «che hanno subito l’esperienza terribile del genocidio o dell’apartheid, che hanno rinunciato alla pena di morte come strumento di giustizia, come la Cambogia, il Ruanda, il Burundi e il Sudafrica».
Domenica 30 novembre la Comunità celebrerà con tutte le organizzazioni mondiali per i diritti umani la Giornata Internazionale delle Città per la Vita – Città contro la Pena di Morte (Cities for Life), che collegherà quasi 1000 città del mondo e 50 capitali con Roma e con la Toscana, nell’anniversario della prima abolizione da parte di uno Stato della pena capitale, avvenuta il 30 novembre 1786 per iniziativa del Granduca Pietro Leopoldo. Il tutto a sostegno del voto finale dell’Assemblea Generale dell’Onu.
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