07/03/2008
di Maria Teresa ANTOGNAZZA
Sarà capitato anche a voi di percepire una sorta di “fastidio” nelle amiche interpellate sul ruolo e sul valore della donna in questa società. Sarà perché, normalmente, la domanda casca inevitabilmente dal cielo in occasione della giornata dell’8 marzo.
Sarà poi capitato a molti di voi di avvertire empaticamente il valore di una persona, che pur in mezzo al frastuono e alla schizofrenia della vita quotidiana non dimentica di controllare i compiti del figlio, di far partire la lavatrice prima di mettere piede sul treno e andare al lavoro, di mettere un po’ d’acqua ai fiori prima di ficcarsi a letto, senza dimenticare di sedersi sul divano per fare quattro chiacchiere e scambiarsi due carezze col marito, rientrato esausto dal lavoro.
Sarà infine capitato anche a voi di avere tra le mani uno dei tanti intelligenti calendari “missionari” che recitano pressappoco così: istruisci una donna e salverai un villaggio. In Africa – lo raccontano immagini che conosciamo bene – la vita dura è quella del sesso “debole”: neonato legato saldamente sulla schiena e zappa in mano, si dissodano i campi; mani in pasta, si prepara il cibo quotidiano; penna e foglio sulle ginocchia, si sfida la sorte per costruire il futuro.
E allora, eccolo l’elogio dell’ordinaria femminilità. Certo, quando la nostra politica, la nostra economia, la nostra cultura, la nostra Chiesa si fideranno di più delle donne, il mondo avrà molte più chanches di trovare originali risposte ai problemi di sempre.
Ma basterebbe aprire gli occhi e le orecchie per vedere e sentire che già ora il mondo gira alla doppia velocità dell’universo femminile, dove il “genio” non esaurisce mai tutto lo spazio disponibile nella mente, dove tante Marta e Maria vanno a braccetto, riuscendo sempre a conciliare la ricerca del vero, del giusto e del bello con le risposte agli ordinari, urgenti problemi della vita quotidiana. Trovando sempre tempo per tutto e per tutti.
Me lo raccontano le vite brillanti e coraggiose di Rosa, Anna, Laura, Anna Maria, Gianna, e delle molte altre amiche che a ciascuno di voi sarà capitato di incontrare strada facendo.