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9 febbraio

Su Rai Storia
Vittorio Bachelet, testimone del dialogo

Al giurista, convinto credente e già presidente dell’Azione Cattolica, assassinato dalle Br nel 1980 è dedicata la puntata di “Italiani”, il programma condotto da Paolo Mieli

8 Febbraio 2016
Vittorio Bachelet

Un giurista e un politico, ma soprattutto un uomo che ha vissuto la fede in modo articolato, convinto della forza del Vangelo posto al centro della propria vita: Vittorio Bachelet, assassinato dalle Brigate Rosse nel 1980. Una grande personalità della storia d’Italia del Novecento alla quale Rai Cultura –  in occasione dei 90 anni dalla nascita – dedica la puntata di “Italiani”, il programma con Paolo Mieli in onda martedì 9 febbraio alle 21.30 su Rai Storia.

Il documentario – firmato da Antonia Pillosio – è realizzato partendo da alcuni spunti biografici inediti suggeriti da Matteo Truffelli, attuale presidente dell’Azione Cattolica, e da Rosy Bindi, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia (all’epoca sua assistente universitaria) che dice: «Sia nella sua opera di giurista, sia nel suo impegno con le istituzioni del nostro Paese ha un unico grande punto di riferimento: la Costituzione Italiana. La sua opera scientifica da giurista è mossa dalla preoccupazione di scrivere i principi della Costituzione nel tessuto vivo della vita del nostro Paese. Possiamo dire che questa luce lo guida anche nell’impegno con il Consiglio Superiore della Magistratura e affermare questi principi in un tempo in cui il potere dello Stato è sotto attacco per il terrorismo è sicuramente più faticoso. Ma Vittorio Bachelet ci riesce e al Consiglio Superiore della Magistratura, che era iniziato con una spaccatura, darà invece una unità, che era stato capace di realizzare in tutti gli impegni della sua vita».

Il figlio Giovanni Bachelet racconta invece alcuni momenti di vita familiare, ma sottolinea soprattutto come «gli anni di piombo erano tempi difficili, in cui il nostro Paese ha resistito con vittime e dolori all’attacco terroristico, all’attacco mafioso e alla tentazione di abbandonare le libertà fondamentali che allora parecchi proponevano. Mio padre non ha voluto una scorta e. anche quando gli fu offerta, dopo la morte di Moro, diceva: “Io non sono in guerra con nessuno, se non volessi fare più questo lavoro mi dimetterei”».

In primo piano nel documentario la vita di Bachelet e la storia di Azione Cattolica di cui diviene presidente a soli trentotto anni: è l’occasione per ricordare alcuni dei decenni più drammatici e ricchi di avvenimenti nella storia moderna della Chiesa, dell’Italia e del mondo. Il tutto arricchito dai contributi delle Teche Rai, dell’Archivio dell’Istituto per la storia di Azione Cattolica e del movimento cattolico in Italia e di Rai Quirinale, con le immagini dell’omaggio che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha reso alla sua memoria all’Università La Sapienza nella sua prima uscita pubblica l’anno scorso.

Ciò che stupisce della vita di Bachelet è la morte. Il suo assassinio da parte delle Brigate Rosse quel tragico 12 febbraio 1980 ha provocato in tutti, oltre che nel mondo cattolico, riflessioni profonde sul senso della vita.