“L’impegno educativo dell’insegnante di religione nell’esercizio della professionalità docente” era il tema del corso nazionale di aggiornamento per Idr “formatori di formatori” in servizio nelle scuole statali di ogni ordine e grado, svoltosi a Montesilvano alla fine di ottobre. Un corso impegnativo, con docenti universitari di alta qualità e anche l’intervento del rettore dell’Università Cattolica di Milano, Lorenzo Ornaghi. Un corso, inoltre, che si aggiunge a tanti, tanti altri, organizzati su scala nazionale o locale, in tutta Italia. Proprio questo fatto merita una riflessione.
L’insegnamento della religione cattolica in Italia – e insieme i suoi insegnanti – è in continuo movimento. Dalla revisione neoconcordataria in poi, infatti, è stato davvero grande lo sforzo soprattutto della Chiesa per garantire una materia scolastica adeguata alle esigenze di tutti gli allievi, una materia capace di tenere il passo delle riforme della scuola italiana. E per andare avanti, senza troppi disorientamenti – pur comprensibili in un tempo di così rapide trasformazioni – l’Irc ha tenuto il timone fermo, ancorato saldamente al compito educativo scolastico. Tante riflessioni, approfondimenti, corsi di aggiornamento – così anche questo, ultimo, di Montesilvano – hanno esplorato a diversi livelli l’argomento, facendo leva su un altro grande filone: la professionalità docente, la capacità degli Idr di “maneggiare” la propria materia per promuovere educazione, lo sviluppo pieno e complessivo della personalità dell’allievo, come recitano le finalità dell’istituzione scolastica. Quella stessa scuola che, spinta oggi da istanze socio-culturali di portata europea – come ha ricordato proprio introducendo il corso di Montesilvano il direttore del Servizio nazionale Irc della Cei, don Vincenzo Annicchiarico – «affina, con sempre maggiore vigore, lo spessore della responsabilità pedagogica, sostenendo il compito educativo come impegno professionale scolastico che si realizza nei percorsi disciplinari, in vista della maturazione di adeguate competenze da parte degli alunni».
Un segnale, in questa direzione, è per esempio, la focalizzazione, sempre più attuale, sul tema delle cosiddette competenze. Sulla scorta degli ultimi documenti scolastici e delle riflessioni pedagogiche. Una volta di più si tratta di individuare e fare proprio il tema educativo, con l’allievo al centro, protagonista di un processo di apprendimento complesso e globale – cui l’Irc porta un contributo specifico – teso a promuovere autonomia e responsabilità. Questo è sotteso alla riflessione sulle competenze. E a dire il vero, l’Irc non ci arriva “da ultimo”, nella rincorsa ai cambiamenti. Piuttosto, dalla storia di questi anni, dalla revisione neoconcordataria in poi, emerge come l’Irc abbia contribuito, talvolta fungendo da avanguardia, a un vero rinnovamento della scuola. E questo pur nel travaglio e nelle discussioni che accompagnano da sempre le questioni istituzionali legate alla definizione dell’insegnamento.
Da Montesilvano viene una volta di più l’invito ad andare avanti, sulla strada praticata dell’impegno scolastico e della professionalità. Al servizio di tutta la scuola e della scuola di tutti.