Sembra non esserci pace per il nostro ciclismo: alla vigilia dell’edizione numero 99 del Giro d’Italia, in partenza venerdì 6 maggio da Apeldoorn, in Olanda, serpeggia tra le retrovie un dubbio strisciante. Chi ricorda i primi casi di doping? Gran parte degli appassionati sembrava minimizzare quelli che venivano “pizzicati” liquidando una vicenda che invece si sarebbe diffusa come la peste, contagiando anche i nostri figli e, persino, le corse da strapaese.
Adesso che si comincia a mettere un freno all’uso indiscriminato di sostanze dopanti con controlli finalmente decorosi, c’è un’altra emergenza che fa capolino subdola ogni tanto e che è altrettanto difficile da smascherare anche se, almeno, non fa male alla salute come la precedente: il famoso raggiro delle biciclette con motorino incorporato, in grado di fornire ai corridori quell’aiutino che può diventare decisivo nelle salite più aspre. Così, quando siamo alla vigilia della “corsa rosa”, dopo gli exploit delle classiche del Nord (ultimo quello del friulano Enrico Gasparotto, trionfatore alla Amstel Gold Race), dopo il doping farmacologico ci mancava solo lo spauracchio del doping “elettrico”.
Intanto però si spera in un Giro “pulito” ed esaltante, con un Vincenzo Nibali che torna alla corsa che lo consacrò, mentre per il Tour l’Astana ha scelto il suo compagno di squadra Fabio Aru. Sarà proprio lo “Squalo di Messina” ad avere i favori del pronostico anche se dovrà guardarsi da una vecchia volpe come Alejandro Valverde: lo spagnolo, fresco dominatore della Freccia Vallone, ha ormai superato le 36 primavere eppure è al suo debutto assoluto nella “corsa rosa” ed è intenzionatissimo a giocarsela fino all’ultima tappa.
In tanti poi si aspettano ulteriori progressi da quel Mikel Landa, ex compagno di Nibali e ora al Team Sky, vera rivelazione della passata stagione e grande mattatore al recente Giro del Trentino. C’è anche attesa per il colombiano Rigoberto Uran, che al Giro ha sempre fatto benissimo, conquistando due meritatissimi podi. In rialzo anche le azioni di Tom Dumoulin che ha conteso fino all’ultimo la Vuelta al nostro Aru: l’olandese è un corridore completo, forte a cronometro, si difende bene anche in salita e potrebbe diventare il vero outsider di questa edizione.
Al di là dei favoriti, l’auspicio è che sia la solita grande festa per le strade italiane e che venga premiata la fatica, senza scorciatoie di sorta, né chimiche, né meccaniche.