«Senza segnali visibili e credibili di cambiamento qualsiasi alleanza o proposta politica alle prossime elezioni si rivelerà inutile e velleitaria, allontanando i cittadini dal voto. Non serve un partito cattolico, ma un salto di qualità nella presenza dei cattolici in politica, a cui i cittadini chiedono più onestà e più attenzione a lavoro, famiglia e poveri”. Il presidente delle Acli Andrea Olivero commenta i dati dell’indagine “I cattolici nella politica italiana: valori, valutazioni e attese”, realizzata da Ipsos per conto delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (www.acli.it) in vista del loro 45° Incontro nazionale di studi (Orvieto 14-15 settembre) “Cattolici per il bene comune. Dall’irrilevanza al nuovo protagonismo”, cui parteciperanno tra gli altri i leader di Pd e Udc Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. Diffusa oggi, la ricerca è stata condotta su un campione di italiani suddiviso in cinque segmenti: cattolici praticanti impegnati, assidui/partecipanti scarsamente impegnati, saltuari, non praticanti, non credenti.
Economia, lotta a corruzione, rigore morale
Dall’indagine emerge che la lotta agli sprechi e alla corruzione «è al primo posto nell’agenda elettorale degli italiani, cattolici compresi, insieme alle preoccupazioni per il rafforzamento dell’economia e la difesa del potere d’acquisto dei salari e degli stipendi». Rilevando la «consapevolezza tra gli elettori che lo sviluppo economico e la difesa del potere d’acquisto dei lavoratori e delle famiglie vanno di pari passo». Olivero avverte: “Occorre un’alleanza tra imprese e lavoratori, sostenuta dallo Stato, per rilanciare i redditi dei lavoratori e migliorare la produttività». Dai politici cattolici gli italiani si aspetterebbero «più attenzione alle condizioni di lavoratori, famiglie e poveri (47%)» e «più onestà e rigore morale rispetto agli altri politici (36%)». Analoghe richieste provengono dagli elettori cattolici praticanti nei confronti dei propri politici. I temi etici e ambientalisti sembrano avere meno importanza al momento del voto, anche tra gli stessi elettori cattolici. Ma, secondo Olivero, «il dato non deve ingannare. Bisogna fare molta attenzione perché il ricatto della crisi non faccia perdere di vista l’importanza decisiva delle questioni della vita, ma anche dell’ambiente, salvo poi trovarsi in situazioni di drammatica contraddizione come la vicenda dell’Ilva».
No al partito; sì al salto di qualità
«Non è necessario che i cattolici abbiano una forza politica che li rappresenti. Questa esigenza è minoritaria tra gli italiani – rivela ancora l’Ipsos – e tra gli stessi cattolici assidui». Forte invece la richiesta che i cattolici si organizzino «come movimento per far sentire meglio la propria voce», e soprattutto che si impegnino nei partiti attuali in maniera più visibile. «La richiesta evidente – ribadisce il presidente delle Acli – è di un salto di qualità nella rappresentanza politica dei cattolici. Che vuol dire politici cattolici più impegnati, più visibili, più coerenti nello stile di vita, più attenti alle aspettative degli elettori».
Un nuovo alfabeto comune
Nelle intenzioni di voto dei cattolici l’Ipsos segnala la progressiva perdita di consenso del centrodestra (Pdl+Lega): dal 45% del 2006 all’attuale 31%; la tenuta del centro-sinistra (nella formula di Vasto: Pd+Idv+Sel): 34%; la crescita del centro (Udc+Fli+altri) al 16%. Colpisce il 14% di consensi “cattolici” al Movimento 5 stelle, che fa dire a Olivero: «Nel nostro mondo sembra esserci spazio e voglia per una sorta di grillismo “bianco”, un grillismo cattolico». Molto elevato il livello di incertezza e astensionismo (43%); scarsa la propensione dei cattolici all’impegno diretto (15% contro il 30% del campione). Per il presidente delle Acli, «questo è un segnale particolarmente preoccupante. Astensionismo e distacco dalla partecipazione politica sembrano più marcati tra i cattolici. Ciò conferma l’urgenza dell’appello del Papa a far crescere una nuova generazione di cattolici impegnati in politica, ma ci dice anche che il lavoro da fare – per un’associazione come la nostra, ad esempio – è enorme. Non ci sono, cioè, “schiere” di cattolici pronti a impegnarsi in modo nuovo in politica, non dobbiamo illuderci. La disillusione ha inciso profondamente nel nostro mondo. C’è da rilanciare entusiasmo e da ricostruire un nuovo alfabeto comune, recuperando il meglio della nostra tradizione». Questo, aggiunge, «è in fondo il senso del nostro Incontro nazionale di studi. Preparare un nuovo protagonismo dei cattolici orientato al bene comune».
Governo tecnico e grande coalizione
Infine, interrogati sul dopo Monti, la maggioranza degli italiani oscilla tra la riproposizione di un governo tecnico (23%) accompagnato da una grande coalizione (27%). Secondo le Acli, «la politica dei contenitori, delle vecchie formule, non ha più presa sui cittadini, che mostrano di volere governi competenti e non litigiosi, orientati al bene comune».