Sono circa 100 mila i giovani italiani a Cracovia per la Giornata Mondiale della Gioventù 2016, doveincontreranno papa Francesco. Si tratta di tantissimi giovani appartenenti alla generazione dei Millennials che, se da una parte si dimostrano pronti all’accoglienza dei migranti e a svolgere attività di volontariato, dall’altra sono impegnati e preoccupati dalla necessità di rimettere insieme le tre F della loro vita: fare, felicità e futuro. Un obiettivo importante che deve fare i conti, almeno in Italia, con la realtà di un Paese fra i meno attenti e meno attivi alla costruzione del futuro dei giovani: infatti iI 91% degli italiani tra i 18 e i 32 anni concorda (molto o abbastanza) nel ritenere il lavoro come uno strumento diretto a procurare reddito, cruciale per affrontare il futuro (88%) e per costruirsi una vita familiare (87,5%). Un po’ più bassa la quota di chi lo considera soprattutto come modalità di autorealizzazione (85%).
È questo in sintesi l’identikit del giovane italiano tracciato in occasione della Gmg 2016 di Cracovia dal Rapporto Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo, promosso in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo. Il Rapporto Giovani 2016 è il frutto di una nuova fase di ricerca e mappatura che è partita nell’autunno 2015 con un campione di 9.000 giovani tra i 18 e i 32 anni. I temi chiave sono: lavoro, felicità, istituzioni, Europa e figure di riferimento.
I giovani che si ritrovano a Cracovia considerano il tema del lavoro, materialmente e psicologicamente, un asse portante irrinunciabile attorno al quale poter costruire progettualmente la propria vita.
Altro fattore fondamentale è il sostegno strumentale, emotivo e di orientamento (non sempre efficace) della famiglia, a compensazione delle carenze degli strumenti di welfare.
I dati e le analisi del Rapporto Giovani mostrano come l’influenza dei genitori risulti nel complesso maggiore in Italia – più che in Francia, Spagna, Germania e Regno Unito – sia sul percorso di studio dei figli, sia sul lavoro e sulla carriera professionale.
Dal confronto con il loro coetanei europei, infatti, emerge che per i giovani italiani le tappe per la transizione allo stato adulto dall’autonomia dai genitori fino alla formazione di una propria famiglia e alla nascita del primo figlio – sono più dilatate nel tempo rispetto ai coetanei europei. L’età media di uscita dalla famiglia di origine è attorno ai 30 anni nel nostro Paese, mentre è inferiore ai 25 nei Paesi scandinavi, in Francia, Germania e Regno Unito.
In Italia meno del 12 % dei giovani vive in unione di coppia tra i 16 e i 29 anni, un valore che è la metà rispetto alla media europea (elaborazioni su dati Eurostat). Di conseguenza siamo diventati, assieme alla Spagna, il Paese con più bassa fecondità realizzata prima dei 30 anni, con il rischio di ritardare l’assunzione di un ruolo di piena cittadinanza, responsabile, attiva e consapevole dei giovani italiani.
Mentre in Italia 3 intervistati su 4 ritengono che nel proprio Paese le opportunità offerte siano inferiori rispetto alla media degli altri paesi sviluppati, si scende a meno di 2 su 3 in Spagna, a meno di 1 su 5 in Francia e Gran Bretagna, e meno di 1 su 10 in Germania. L’Italia è anche una delle nazioni in cui maggiore è la propensione ad andare all’estero per cogliere migliori opportunità di lavoro.
Il volontariato e il servizio civile sono considerate palestre importanti per migliorare allo stesso tempo il contesto sociale in cui si vive e arricchire competenze utili per la propria vita sociale e lavorativa.
Quando ai giovani si domanda il loro grado di fiducia verso le istituzioni prevale il disincanto, il senso di distacco e di lontananza. Le risposte date dai giovani in merito alla figura di Papa Francesco sono invece di segno opposto. Per più del 90% di loro è una persona di grandi capacità comunicative, che suscita simpatia (80%) e ispira fiducia (70%)e lo ritengono un riferimento credibile, capace di contribuire a un deciso rinnovamento nel mondo ecclesiale e di fornire strumenti per guardare al futuro con meno incertezza e preoccupazione. Nel loro rapporto con la fede è presente la dimensione comunitaria e in questo contesto, i giovani richiamano spesso l’attenzione agli altri e al desiderio di offrire loro un aiuto.
E secondo il focus “Dio a modo mio – giovani e fede in Italia” dell’Istituto Toniolo, anche se il desiderio rimane di un Papa giovane, Bergoglio è un’ottima soluzione e, se non anagraficamente giovane, è però percepito come “giovanile”. I giovani, infatti, che attendono e auspicano un deciso rinnovamento nel mondo ecclesiale vedono nelle azioni e nelle parole di Papa Francesco una grande opportunità. Le interviste confermano un atteggiamento di stima nei confronti di Papa Bergoglio, rilevato già all’inizio del pontificato in un approfondimento quantitativo del Rapporto Giovani. Alcuni giovani esprimono sorpresa, altri perplessità sulle sue reali possibilità di vincere le resistenze, altri ancora ritengono che stia davvero attivando processi nuovi. Quasi tutti i giovani, però, in prima battuta ne apprezzano lo stile: il rifiuto di determinati segni di privilegio, l’attenzione ai poveri e ai sofferenti, le parole di misericordia, la vicinanza alle persone.
Nel loro rapporto con la fede è presente la dimensione comunitaria. In questo contesto, i giovani richiamano spesso l’attenzione agli altri e il desiderio di offrire loro un aiuto. Più facilmente privilegiano i temi dell’incontro e dell’accoglienza, sottolineando la dimensione umana e sociale più che quella teologica e sacramentale.
Che i giovani vedano nel Papa una figura credibile è confermato da altri dati: più del 80% ha risposto che egli incarna i valori cattolici e una percentuale analoga definisce Francesco davvero vicino alla gente, capace di cogliere le novità che provengono dalla società.
I giovani, insomma, colgono in papa Francesco una capacità di coniugare la forza perenne del Vangelo con l’ascolto delle fatiche e delle speranze dell’oggi e per questo mostrano forti aspettative. L’85% si attende che vi sia una forte attenzione ai poveri e verso i problemi sociali, circa l’80% auspica un forte impegno verso la pace e il dialogo tra le religioni.
Sempre dal Rapporto Giovani del Toniolo emerge che il 40% dei giovani italiani è convinto che sia giusto accogliere solo i profughi che raggiungono il nostro Paese. Questa percentuale sale al 64% se si considerano anche i ragazzi che sono convinti che sia necessario accogliere tutti. Su questo tema i dati dell’Istituto Toniolo sono stati confrontati con quelli dei giovani di altre nazioni europee, evidenziando che per il 51% dei giovani tedeschi è giusto accogliere solo i profughi (questa percentuale sale al 74% se si considerano quelli che sono convinti che occorra accogliere tutti); per il 39% dei giovani francesi è giusto accogliere solo i rifugiati (anche in questo caso la percentuale sale al 42% se si considerano quelli che vogliono accogliere tutti); i ragazzi inglesi propensi all’accoglienza dei profughi sono al 34% (percentuale che arriva al 51% con quelli che sono per l’accoglienza a tutti); i ragazzi spagnoli sono d’accordo nell’accogliere solo i rifugiati al 30% (questa percentuale come negli altri casi europei arriva al 57% considerando anche quelli che sono per accogliere tutti indistintamente).