«Con il progetto RefettoRio (con l’accento sulla ‘i’, ndr) anche il pane secco o una crosta di parmigiano potranno diventare oro per tante persone che vivono nelle favelas brasiliane”. Parola di Massimo Bottura, chef e proprietario dell’Osteria francescana di Modena (di recente premiato come miglior ristorante del mondo), nonché promotore del programma sostenuto dal Ministero delle Politiche agricole e dal Sindaco di Rio de Janeiro. Un progetto ideato in collaborazione con la sua ong Food for Soul e con lo chef David Hertz, fondatore di Gastromotiva – organizzazione che da oltre 10 anni lavora, a partire dalla cultura del cibo, nelle zone più disagiate del Brasile e oggi anche in Messico – che dalla sede Fao di Roma ha annunciato: «Alle Olimpiadi al via il 5 agosto saranno serviti ottimi pasti alle persone in difficoltà recuperando il cibo in surplus del Villaggio olimpico. RefettoRio Gastromotiva vuole promuovere un impiego consapevole del cibo nella sua interezza, in cui il recupero alimentare si allinea al recupero della dignità umana».
RefettoRio sorge in un edificio recuperato dall’abbandono a Lapa, nel cuore della città, ed è pronto a sfamare 108 persone a ogni servizio. Si stima che alla fine dei Giochi saranno stati serviti 19 mila pasti («golosi e nutrienti», assicura Bottura), recuperando 12 tonnellate di scarti, che altrimenti sarebbero finite nella spazzatura. Non solo il cibo in eccedenza sarà trasformato in pasti da distribuire gratuitamente, ma saranno organizzati corsi di cucina e sulla nutrizione dedicati alle persone in condizioni di necessità e ai giovani delle favelas, volti soprattutto alla promozione di frutta e verdura fresche al posto del cibo già pronto diffusissimo nelle favelas.
Volontari e 45 chef da tutto il mondo – brasiliani e giovani cuochi formati sul campo durante i progetto di Gastromotiva – sono stati invitati a partecipare. «Tutte persone speciali – ha assicurato Hertz -, come il fornaio kenyota che lavorerà a Rio con noi». Al progetto ha collaborato anche l’artista brasiliano Vik Muniz, «che ha realizzato per noi un’Ultima Cena di 6 metri con i cibi sprecati, un’opera straordinaria», aggiunge Bottura. Il design invece è stato affidato ai fratelli Campana, anch’essi brasiliani. RefettoRio resterà aperto anche dopo la chiusura dei Giochi.
La nuova realtà carioca nasce nella scia del Refettorio Ambrosiano, la mensa realizzata sempre da Bottura in occasione dell’Expo di Milano, che raccoglieva il cibo in eccedenza dai padiglioni e ne faceva pasti da servire nei locali di Piazza Greco. Il Refettorio Ambrosiano ha finora coinvolto centinaia di volontari e cuochi internazionali – tra cui Virgilio Martinez, Gaston Acurio, Ferran e Albert Adrià, solo per citarne alcuni – e ha permesso di recuperare oltre 15 tonnellate di cibo che altrimenti sarebbero andate perse.
Entro l’anno, poi, Massimo Bottura, Food for Soul e Caritas dovrebbero aprire una nuova mensa a Torino. Ma lo chef modenese si prepara anche allo sbarco negli Stati Uniti, grazie al progetto portato avanti con Robert De Niro (attore, certo, ma anche patron del Tribeca Grill, Nobu e Locanda Verde) per la creazione di un refettorio nel Bronx.