Il numero dei morti per infortunio sui luoghi di lavoro nell’anno 2015 è stato di 678, contro un totale leggermente più basso nel 2014 (661). In pratica, togliendo sabati e domeniche, quando normalmente non si presta attività lavorativa, c’è una media di oltre 2 morti ogni giorno. La lugubre statistica va poi completata aggiungendo coloro che perdono la vita spostandosi verso il luogo di lavoro (“in itinere”) o comunque a motivo di spostamenti a causa del lavoro (in trasferta, fuori sede, eccetera): secondo stime non ufficiali, si arriva a oltre 1.400 morti all’anno. E sempre riferendoci a cifre complessive, lo scorso anno sono state fatte denunce di infortuni per un totale di 632.665 eventi, il che significa 52.700 infortuni al mese, agosto compreso.
Si comprende che il tema della sicurezza rimane di primaria importanza nel nostro Paese, benché – come attestano le statistiche dell’Inail (Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro) – le cifre mostrino una discesa costante: dal 2010 ad oggi il calo è stato continuo e anche abbastanza rilevante. Si è infatti passati da 764 mila infortuni sul lavoro e 106 mila “in itinere” nel 2010 ai dati dello scorso anno che parlano di 567.214 infortuni e 96.226 “in itinere”, con una flessione percentuale complessiva di circa il 24%.
I due settori di lavoro più pericolosi in assoluto rimangono l’agricoltura (37% dei casi di incidenti mortali, di cui sei casi su dieci a causa di trattori che si ribaltano) e l’edilizia col 23% (muratori che cadono dai ponteggi o vengono colpiti da oggetti o frane come nel tragico caso dei due operai delle cave di marmo in Toscana nei giorni scorsi). Le percentuali di incidenti mortali nell’industria sono attorno all’11% e nell’autotrasporto al 9, con gli altri settori del commercio, servizi, artigianato, eccetera, che assommano al 20% rimanente circa.
Impressionanti anche i dati sull’età dei morti sul lavoro: il 40% sono tra i 45 e i 54 anni, il 28,6% oltre i 55 anni. In pratica si conferma che due terzi degli infortuni mortali, come pure di quelli che hanno conseguenze medio-gravi con ferite e invalidità permanenti, si registrano tra quanti superano i 40 anni. Una interpretazione è quella che sostiene che a quell’età c’è una grande confidenza nelle proprie capacità e con la “sicurezza” si tende a diminuire la prudenza generale nello svolgere la propria attività. I più giovani, invece, dai 15 ai 24 anni, e la fascia dai 25 ai 34 anni hanno una incidenza di eventi mortali molto più bassa: il 4,3% e l’11,4% rispettivamente.
Invece per quanto riguarda la composizione geografica degli eventi mortali, le regioni del nord-ovest (Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria) totalizzano il 25,7% dei casi, quelle del sud (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria) sono al 21,4%, il centro è al 30%, il nord-est e le isole attorno all’11-12% entrambi. Ma si tratta di percentuali che ogni anno subiscono variazioni, a volte anche considerevoli, per la notevole mutevolezza e casualità degli incidenti riscontrati.
Lo stesso Inail fa fatica a fornire dati precisi e nel proprio sito avverte che da un anno all’altro c’è bisogno di un periodo di assestamento dei dati che vengono certificati come incidenti sul lavoro dopo accurate indagini. Non tutti gli eventi infatti vengono riconosciuti come tali, anche per via del fatto che potrebbero esserci dei tentativi di truffare l’ente, facendosi riconoscere risarcimenti o pensioni di invalidità non dovute.
Il 28 aprile prossimo verrà celebrata la “Giornata mondiale della sicurezza nei luoghi di lavoro”. In vista di questa celebrazione, e proprio per venire incontro all’esigenza di sicurezza e prevenzione degli incidenti sul lavoro, l’Inail ha recentemente annunciato il potenziamento degli stanziamenti in premi e incentivi da assegnare alle aziende, comprese le piccole e medie industrie e le imprese artigiane che partecipano al bando. Nel corso degli ultimi anni tali somme a fondo perduto sono andate via via crescendo: nel 2010 sono stati erogati 60 milioni, cresciuti poi a 205 nel 2011, 155 nel 2012, 307 nel 2013, 267 nel 2014 e 276 nel 2015. La stessa cifra (276 milioni) è pronta anche per quest’anno, il 2016. In totale si è trattato di un finanziamento di 1,3 miliardi di euro, che evidentemente sono andati a buon fine visto il calo numerico di infortuni registrati nel quinquennio. Questo, però, a fronte di un aumento delle malattie professionali riconosciute, che è stato lo scorso anno del 2,5%.
L’Inail, nel bandire questo progetto, stimola le aziende a mettere in atto investimenti per la sicurezza, nuovi modelli organizzativi, bonifica di materiali (specie l’amianto) e così via.
Le aziende i cui progetti verranno approvati riceveranno un finanziamento pari al 65% dei costi sostenuti, fino a un massimo di 130 mila euro. Le domande si possono fare direttamente sul portale internet dell’Inail con termine di scadenza fissato per le ore 18 del prossimo 5 maggio. Bisogna menzionare il fatto che il nostro ente nazionale per gli infortuni ha meritato, nell’anno 2013, il “Good practice award”, cioè il premio per questa “buona pratica” indicata dalla “International Social Security Association” (organismo che raggruppa 340 enti di 150 Paesi del mondo) come esempio a livello mondiale.
Tra gli altri elementi da sottolineare c’è quello rilevato dalla stessa Inail che mentre diminuisce il numero degli incidenti sul lavoro, si riscontra il già citato aumento di malattie professionali. Tra i fattori sotto osservazione ci sono i nuovi ambiti e tecnologie quali il biotech, le nanotecnologie, i crescenti rischi ambientali, i nuovi materiali. I maggiori incrementi di malattie professionali riguardano il sistema muscolare e osseo, l’orecchio, i polmoni e il sistema nervoso. Sembrano invece in diminuzione i tumori dovuti a cause ambientali sul posto di lavoro.