«Papa Francesco ha appreso con costernazione le notizie del terribile fatto di violenza avvenuto a Monaco, in cui diverse persone, soprattutto giovani, hanno trovato la morte e molte altre sono state gravemente ferite»: così ha scritto il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, in un telegramma di cordoglio inviato al cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco-Frisinga e presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), dopo l’attentato di venerdì nel centro commerciale Olympia della città bavarese.
«Sua Santità partecipa al dolore dei sopravvissuti ed esprime loro la sua vicinanza nella sofferenza. Affida nella preghiera i defunti alla misericordia di Dio», si legge ancora nel messaggio attraverso cui il Papa «manifesta la sua profonda partecipazione a tutti coloro che sono stati colpiti da questo attentato».
Nel breve messaggio, papa Francesco «ringrazia le forze di soccorso e dell’ordine per il loro impegno attento e generoso». Concludendo il telegramma, il cardinale Parolin scrive che «papa Francesco prega Cristo, il Signore della vita, di donare a tutti conforto e consolazione e imparte loro la benedizione apostolica come pegno di speranza».
«Questo terribile atto mi ha scioccato e mi riempie di grande tristezza – ha dichiarato dal canto suo il cardinale Marx -. Le mie preghiere sono per le vittime e i loro familiari. Spero che i molti feriti possano ritornare presto a casa». Marx ha sottolineato che «quasi ogni giorno siamo testimoni e dobbiamo registrare lo scatenamento di violenza e odio senza limiti. In molti luoghi, la violenza avvelena il nostro clima sociale con la paura e il terrore, ma sarà ora importante impostare la risposta su segni di speranza, di pace e di coesione».
L’arcidiocesi di Monaco ha messo in atto nella serata di venerdì un servizio di assistenza e accoglienza per le molte persone che si sono ritrovate a dover passare la notte ospitate nelle chiese del centro della città, duomo compreso e nella chiesa dei gesuiti di San Michele dove è stata soccorsa una comitiva di 40 turisti. Domenica sera lo stesso Marx ha presieduto una funzione di suffragio in Duomo, mentre presso i locali della parrocchia di San Martino nel quartiere Moosach, teatro della strage, si sono riuniti in preghiera i volontari e i membri dei servizi di intervento di crisi del centro federale di assistenza “Samaritano”.
«L’arma della paura non domini sulle nostre vite»
In una riflessione andata in onda sul canale Ard, nella trasmissione Wort zum Sonntag (Parole per la domenica), l’Arcivescovo si è chiesto: «Possiamo tornare alla nostra vita quotidiana dopo eventi terribili come Nizza, Würzburg e adesso Monaco di Baviera? Da dove viene questo scatenamento di violenza e di odio che sembra svilupparsi senza fine?». Alla luce dell’«orrore, dolore e spavento» vissuti dalla «vivace e ospitale» capitale bavarese, il Cardinale ha affermato che «la paura è la causa più profonda del peccato, ma anche della violenza e dell’odio» e si è detto convinto che causa di questi atti di violenza, che «germogliano politicamente a destra e a sinistra, che hanno radici e sostegno religioso, come nel caso del radicalismo islamico» sia «la paura di perdere il proprio mondo di riferimento considerato come assoluto». In quest’orizzonte, gli altri sono visti come «una minaccia, come nemici da eliminare, emarginare, reprimere o addirittura uccidere». Il terrorismo, così come questi «pazzi che vanno in giro ad uccidere», indossano «l’arma della paura» e con essa vogliono «avvelenare la nostra convivenza sociale» perché “la paura porta alla diffidenza, ai pregiudizi, all’odio, all’ostilità all’interno di una società e tra le nazioni e tra le religioni». «Come cristiani non possiamo e non vogliamo permettere che la paura domini sulle nostre vite», ha affermato il card. Marx.
«Uno Stato sano, una sana convivenza possono esistere solo in un’atmosfera di fiducia, rispetto e solidarietà», ha proseguito Marx, esprimendo vicinanza e preghiera per chi è stato in qualche modo colpito dall’attentato: «Se non si impara sempre e di nuovo a vivere gli uni con gli altri e gli uni per gli altri nella diversità in cui siamo di tradizioni, credenze, religioni e confessioni», allora «i terroristi e chi opera violenza continueranno a spargere semi di paura, violenza e odio». Compiti precisi spettano anche alle strutture che regolano la società nel fare «di tutto per proteggere i propri cittadini dalla violenza e dall’ingiustizia» e a questo proposito il Cardinale ha ringraziato «tutti i responsabili della politica e della polizia per questi sforzi». Tuttavia, ha aggiunto, «noi cristiani ci ribelleremo»: «Attraverso la preghiera a Dio e Padre di tutti, attraverso la testimonianza del Vangelo in parole e opere, attraverso il nostro impegno per tutti gli oppressi, indipendentemente dalla loro origine, religione o colore della pelle». Un tale atteggiamento dei cristiani non è ingenuo e naif, ha concluso, «poiché il futuro non appartiene alla violenza, all’odio e alla lotta l’uno contro l’altro, ma alla speranza che nella dimora comune della terra la famiglia umana trovi casa».