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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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La riflessione

Un’altra Italia è possibile

La proposta dei “saggi” di riforma istituzionale e la Scuola di economia civile rappresentano due segnali positivi

di Andrea CASAVECCHIA Agenzia SIR

24 Settembre 2013

Due occasioni incoraggianti ci narrano l’opportunità di un’Italia diversa da quella che ultimamente siamo abituati a osservare. Nel giro di pochi giorni abbiamo assistito a due eventi che ci suggeriscono e propongono trasformazioni per la vita democratica e per la vita economica. Da una parte la consegna al Parlamento della sintesi dei lavori per le riforme istituzionali, prodotta dalla commissione dei “saggi”. Dall’altra parte l’inaugurazione, a Loppiano, della Scuola per l’economia civile.

I due episodi sono estremamente diversi tra loro: uno coinvolge le istituzioni al loro massimo livello, mentre l’altro nasce da un’azione coordinata tra accademici e società civile. Però entrambi indicano una vitalità che quasi stride con l’immagine del nostro Paese stanco, inerte, quasi vicino alla paralisi. Entrambi i momenti ci mostrano poi alcune risorse e alcune potenzialità per reagire e guardare al domani con speranza, non solo con timore.

Il primo episodio ci invita a riflettere sulle possibilità di confrontarsi in un dibattito aperto e franco sull’architettura istituzionale. Il gruppo di esperti costituzionalisti, con approcci teorici diversi e provenienti da aree politico-culturali differenti, o meglio contrapposte, ha dimostrato di saper trovare una sintesi. I giuristi indicano tre grandi temi sui quali sarebbe utile intervenire: superare il bicameralismo perfetto tra Camera e Senato; cercare una forma di governo legata al primo ministro; ritoccare il sistema dei poteri tra Stato e Regioni.

Questo episodio, una buona pratica per l’esercizio della discussione in democrazia ha reso visibile anche un secondo elemento per la convivenza: la distinzione dei ruoli. Il documento non modifica nulla è una traccia, una proposta per i politici. Spetterà al Parlamento eletto dai cittadini, discutere, scegliere, indicare come l’Italia aggiornerà la sua democrazia.

Il secondo episodio ci invita a riflettere sulla proposta di una nuova forma di economia realizzabile. Non si tratta di un’economia senza mercato, ma di un’economia che inserisce le persone e l’ambiente in cui vivono al centro del proprio interesse; un’economia che pone al centro i valori e non il profitto; che coinvolge i cittadini come protagonisti delle loro scelte di consumo; che si interessa ai “beni di stimolo”, come sostiene il professor Leonardo Becchetti, cioè quei beni che aiutano l’uomo piuttosto che “beni di confort”, cioè quelli che producono dipendenza e portano al consumismo.

La scuola di economia civile ci conferma l’esistenza di realtà della società civile che costruiscono sul territorio esempi concreti di imprese, consumatori e investitori "civili”, ma rilancia con il tentativo di elaborazione culturale per radicare il cambiamento in uno stile di vita e in un comportamento diffuso.