Durante il convegno “Sette miliardi di sogni. Un Pianeta. Consumiamo con cura”, svoltosi il 5 giugno (Giornata Mondiale per l’Ambiente) a Cascina Triulza, nell’ambito di Expo, Achim Steiner, direttore esecutivo dello United Nations Environment Programme, ha firmato la Carta di Milano, il documento di intenti sulla sostenibilità alimentare che sarà la vera eredità culturale dell’Esposizione: da molti definita la versione milanese del Protocollo di Kyoto sulla nutrizione, sarà consegnata in ottobre al segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon.
Durante il convegno è stato anche presentato il Manuale sul Consumo e la Produzione Sostenibile: realizzato dal Programma Ambientale delle Nazioni Unite, mostra con casi concreti come Stati e comunità nel mondo stiano già applicando nuovi criteri di sostenibilità produttiva e di razionalizzazione delle risorse naturali, risparmiando finanze e con ricadute economiche positive.
«A buttare via cibo e acqua siamo noi cittadini a casa nostra, nei bar, nei ristoranti, nelle mense scolastiche e aziendali – ha spiegato Steiner -. Quindi il problema non è solo quello di cambiare politiche e infrastrutture globali industriali; dobbiamo ripensare al modo con cui ci alimentiamo e consumiamo le risorse naturali. Che non sono infinite, soprattutto se pensiamo che il pianeta entro il 2050 dovrà sostenere 9 miliardi di persone…».
Considerazione condivisa dal ministro italiano all’ambiente Gianluca Galletti: «È necessario chiederci quali siano le conseguenze di questo ritmo forsennato di consumo e sviluppare un nuovo modello di economia “circolare”, perché quello “lineare” ha prodotto troppi rifiuti che ora fatichiamo a gestire. Per esempio, integrando produzione e consumo sostenibile nella pianificazione dello sviluppo nazionale si possono produrre, fin da subito, beni e servizi più efficienti e con meno rischi per i cittadini e l’ambiente».
Come sta già avvenendo in altri Paesi. Attraverso il programma Ecobuy Vienna ha risparmiato 44 milioni di euro e non ha prodotto milioni di anidride carbonica, mentre il Piano per la mobilità sostenibile di Buenos Aires ha migliorato il sistema dei trasporti pubblici riducendo l’utilizzo delle auto private di quasi il 65%. «E ci sono altre “buone pratiche” che non vengano dal mercato – ha spiegato Mark Grassi, dell’Ufficio europeo dell’Unep -. Per esempio le mangrovie, piante acquatiche prevalentemente legnose che si sviluppano sui litorali bassi delle coste marine tropicali, filtrando l’acqua possono ridurre inquinamento e cambiamento climatico in misura equivalente al 90% del Pil del Brasile».