«Unisco a quella della comunità ebraica in Milano la preghiera della Chiesa ambrosiana e la mia personale affinché sia lenito il dolore delle famiglie e di tutto il popolo di Israele e si fermi la profanazione dell’uomo, immagine di Dio, causata da ogni assassinio e violenza». Così scrive l’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, in un messaggio indirizzato oggi a Rav Giuseppe Laras, presidente del Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia, dopo la «barbara uccisione di Eyal Yifrach, Gilad Shaar e Naftali Fraenkel», i tre studenti rapiti e uccisi in Cisgiordania nei giorni scorsi. «"Non c’è differenza tra sangue arabo e ebreo per un omicidio" – continua il messaggio -: questo sofferto appello, espresso dalla famiglia di una delle tre vittime israeliane, testimoni a tutti la necessità dell’inderogabile impegno per la pace».
Appreso del triplice omicidio, nella giornata di ieri Rav Laras aveva diffuso un comunicato: «Le tre giovani vite di Eyal Yifrach, Gilad Shaar e Naftali Fraenkel sono state crudelmente strappate alle loro famiglie senza pietà alcuna, con barbara violenza e viltà».
«Il Popolo di Israele possiede un patrimonio etico e religioso che nei suoi presupposti ideali addita da sempre la via privilegiata del dialogo, della convivenza e dell’incontro, specie laddove appaiono difficilissimi e improbabili da realizzarsi – puntualizzava Laras -. Secondo i Maestri di Israele, coloro che studiano la Torah aumentano e diffondono la pace nel mondo. È quindi particolarmente doloroso e paradossale constatare come questi tre giovani studiosi di Torah, prima ancora che avessero occasione di affacciarsi alla vita adulta e di offrire il loro particolare contributo a Israele e agli altri loro fratelli umani, siano stati coinvolti in un desiderio di distruzione e di morte».
Il comunicati si concludeva così: «L’esigenza della difesa del diritto alla vita dei cittadini di Israele, come pure purtroppo recentemente si è visto anche degli ebrei delle Comunità di Europa, è un obbligo morale non negoziabile. E tutti, ebrei e non ebrei, anche avversari, dovrebbero avvertire il dovere morale di arrestare l’assommarsi di violenza a violenza e la profanazione continua dell’unica immagine di Dio che ci è dato scorgere: l’altro essere umano».