Sono terribili le notizie giunte da Brindisi, dove un attentato davanti a una scuola ha ucciso una ragazza di 16 anni. Un’altra è in fin di vita e diversi studenti sono rimasti feriti. Si segue la pista della criminalità organizzata (ma non solo, in verità): l’Istituto si chiama “Morvillo-Falcone”, l’attentato è avvenuto in prossimità dell’anniversario della strage di Capaci, in cui il giudice e sua moglie vennero uccisi con chi li accompagnava e, inoltre, Brindisi attendeva il passaggio della “Carovana per la legalità”. Suggestioni oscure, terribili, appunto.
Sono momenti di grande dolore. Per i familiari di chi è colpito e per tutti quanti hanno a cuore il nostro Paese e la convivenza civile, hanno a cuore i giovani e il mondo della scuola, che è il laboratorio di futuro per tutti, dove la cultura della vita, della legalità, della condivisione cerca tutti i giorni di affermarsi. Dove le generazioni si scambiano fiducia e speranza. Dove ragazzi e ragazze alzano la testa, con i loro insegnanti, per dire no alla criminalità organizzata, all’ingiustizia.
Colpire una scuola, dei ragazzi, va contro a tutto questo, ha un forte significato simbolico. In particolare, in un momento così difficile della vita del Paese come quello che stiamo attraversando, incupito da molte ombre tra le quali anche il riapparire, con più volti, di maestri di morte.
E, allora, una volta di più, bisogna dire forte oggi che non ci stiamo alla cultura della morte. L’abbraccio forte, sincero e dolente ai ragazzi colpiti dai folli omicidi, ai loro genitori, alla scuola e alla comunità di Brindisi, si accompagni alla ribellione civile e alla richiesta di un’azione decisa ed efficace dello Stato, diventi rilancio di una cultura di vita e di speranza che non si abbatte con le bombe e la violenza.
La criminalità organizzata deve sapere tutto questo, deve sapere che la condanna dei giovani e dell’intero Paese è più forte che mai come più forte che mai è l’impegno culturale ed educativo per sconfiggerla. Anche la Chiesa è in prima linea accanto ai giovani e alla scuola, guidata da quel grido di Giovanni Paolo II ad Agrigento, il 9 maggio 1993, contro la “cultura di morte”. Un grido che oggi risuona più vibrante che mai.