«L’emergenza siriani mette in luce un punto debole del nostro Paese: l’assenza di strutture in grado di dare una primissima accoglienza alle persone che scappano dalla guerra e dai conflitti, durante crisi internazionali impreviste. Come era già successo nel 2001 con i profughi libici, ancora una volta ci siamo fatti prendere in contropiede. Allora si trovò la soluzione degli alberghi, ora ci si affida agli enti locali e al privato sociale. La Caritas Ambrosiana ha fatto e sta facendo la sua parte. Ma ci piacerebbe poter collaborare dentro un piano più generale e coordinato, che eviti improvvisazioni e aggravi ancora di più la già triste condizione di chi ci chiede aiuto». Lo ha detto oggi pomeriggio il direttore di Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo, inaugurando Casa Suraya, il nuovo centro di accoglienza in via padre Carlo Salerio 51, che dall’inizio di maggio ospita i profughi siriani giunti a Milano dopo avere attraversato il canale di Sicilia e aver risalito il paese.
Don Davanzo ha voluto ricordare l’impegno degli operatori della cooperativa Farsi Prossimo promossa da Caritas Ambrosiana, «professionisti competenti che si occupano da anni di rifugiati politici», e le centinaia di volontari delle parrocchie che in questi mesi nei diversi centri di accoglienza «hanno dato un contributo fondamentale nell’assistenza piscologica delle famiglie, nella cura dei bambini, nella distribuzione degli aiuti, vestiti, coperte, biancheria intima, prodotti per l’igiene personale portati in Caritas dalla generosità veramente encomiabile dei milanesi». Inoltre il direttore di Caritas Ambrosiana ha ringraziato le Suore della Riparazione, l’istituto proprietario dell’edificio dove è stata aperto il centro di accoglienza: «Sono state la prima realtà ecclesiale in Diocesi a raccogliere l’appello di papa Francesco».
Quanto invece agli scenari futuri, don Davanzo ha ribadito la richiesta avanzata da Caritas Italiana e dalle principali ong: «Serve un corridoio umanitario che consenta ai siriani di chiedere asilo nei Paesi europei dove vogliono vivere. Non ci si illuda che alzando barriere, fisiche o legali, si possa impedire che vengano in qualche modo da noi persone tanto disperate da rischiare di morire in mare con i propri bambini. Quelle barriere hanno il solo effetto di incrementare un mercato di uomini in mano a moderni schiavisti»
La cerimonia di inaugurazione si è svolta, oggi, alle 16, alla presenza – oltre che di don Davanzo – della presidente della cooperativa Farsi Prossimo, Annamaria Lodi e dell’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino.
Casa Suraya, dal nome della prima profuga siriana nata a Milano, è collocata in un’ala dismessa di Casa Nazareth in via Salerio 51 a Milano, un polo della solidarietà di proprietà della Suore della Riparazione. L’istituto religioso ha ceduto l’immobile in comodato d’uso per sette anni a Cooperativa Farsi Prossimo. Con risorse proprie la Cooperativa ha ristrutturato l’edificio convertendolo in un moderno centro di accoglienza, in particolare destinato a nuclei familiari. L’intervento è stato coperto economicamente anche grazie alla raccolta degli indumenti usati effettuata attraverso i cassonetti di Caritas Ambrosiana da cooperative che assumono persone svantaggiate. Nella struttura un’équipe multidisciplinare offre agli ospiti anche un servizio di accompagnamento sociale.
Il nuovo centro è stato aperto già lo scorso 7 maggio per dare ospitalità ai siriani, in particolare famiglie di passaggio da Milano, nell’ambito di una convenzione firmata tra la cooperativa Farsi Prossimo, il Comune di Milano e la Prefettura. Da allora i suoi 100 posti sono sempre stati occupati. Negli ultimi giorni, con la nuova ondata di arrivi, il turn-over degli ospiti si è intensificato: ogni sera vengono inviati al centro dai 20 ai 30 profughi.
«La Cooperativa ha deciso di mettere a disposizione questa nuova struttura per rispondere al bisogno contingente dell’accoglienza delle famiglie siriane – ha sottolineato Annamaria Lodi, presidente della Farsi Prossimo -. In futuro questo luogo sarà a disposizione della città di Milano, per far fronte ad altri bisogni di famiglie in difficoltà, italiane o straniere».
Dall’inizio dell’emergenza (ottobre 2013) Caritas Ambrosiana e la Cooperativa Farsi Prossimo hanno accolto oltre 3 mila persone (di cui 800 minori e molti neonati) in diverse strutture: prima in via Novara, poi nell’ex scuola del Comune di via Fratelli Zoia, poi in via Monluè e infine nell’ultimo mese nel complesso di via Salerio, al quale si sono aggiunti recentemente di nuovo i posti dell’ex scuola di via Fratelli Zoia.
Anche l’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, è intervenuto sul dramma dei profughi siriani. «Ricordiamo i siriani che in queste ore sono ospitati da Caritas Ambrosiana e le migliaia che attraversano il canale di Sicilia in condizioni disumane», ha detto il Cardinale.
L’inaugurazione di Casa Suraya si colloca nell’ambito delle iniziative organizzate in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. Il programma prosegue sabato 21 con un pomeriggio sportivo a Casa Monluè: i rifugiati ospiti del centro “La Grangia” e i volontari dell’associazione Centesimus Annus si sfideranno a scacchi, cricket e calcio dalle 15. Alle 18.30 nella chiesa di San Bernardino alle monache in via Lanzone 13 si terrà una veglia ecumenica di preghiera per le vittime delle migrazioni. In serata, dalle 21, nella sala Capitolare dell’Abbazia, in via Monluè 87, andrà in scena il monologo teatrale La spremuta, di Beppe Casales, sulla rivolta dei migranti a Rosarno