«Capello il vero artefice, ma non dimentichiamo i meriti
di Moggi e Giraudo», sottolinea Fabio Ravezzani. Il giornalista
prevede una prossima uscita di scena della famiglia Agnelli
di Mauro Colombo
Ipotecato nello scontro diretto di San Siro, conquistato virtualmente la settimana successiva portando a cinque punti il vantaggio sul Milan, festeggiato matematicamente dopo il pari interno dei rossoneri con il Palermo, nell’ultimo turno di campionato la Juventus ha festeggiato ufficialmente il 28° scudetto. Con Fabio Ravezzani, direttore dei servizi sportivi di Telelombardia e Antenna 3, commentiamo l’esito del torneo.
Ogni vittoria della Juventus si lascia dietro strascichi polemici. Quest’anno, invece, non è accaduto. Dagli avversari, anzi, sono arrivati riconoscimenti alla superiorità dei bianconeri…
La Juventus ha vinto la partita decisiva del campionato a Milano, quindi è giusto che si porti a casa lo scudetto. Se poi vogliamo fare riferimento agli arbitri, credo che le prime tre della classifica siano state trattate tutte bene: la Juventus forse un po’ meglio del Milan, ma la sua vittoria non dipende certo da quello.
La rosa della Juventus è stata giudicata meno forte rispetto a quelle di Milan e Inter…
Sono d’accordo. Forte del successo, ora Moggi fa notare a tutti che l’organico bianconero era al livello degli altri, ma non è così. Il parco-giocatori del Milan era sicuramente più valido e lo dimostra il fatto che i rossoneri sono stati nel complesso più competitivi: in lizza fino all’ultimo per lo scudetto, presenti in Champions League (dove la Juve è uscita ai quarti) sino all’atto finale.
Questo non fa che accrescere i meriti di Capello…
Certo. È lui il vero artefice di questo scudetto, anche se non vanno sottovalutati i risultati della gestione Moggi-Giraudo. Negli ultimi sei anni l’Inter ha accumulato un passivo di 298 milioni di euro, il Milan si è “fermato” a 134 milioni, la Juve è addirittura in attivo di 5 milioni, ed è sempre riuscita a scegliere gli uomini giusti sia in campo che in panchina.
Ponendo le premesse tecnico-tattiche dello scudetto numero 28…
Senza alcun dubbio. Sono stati bravi a trovare le soluzioni migliori per i problemi che si erano manifestati nella scorsa stagione. Il centrocampo aveva perso lucidità e personalità? Ecco Emerson. L’attacco non era più incisivo? Arriva Ibrahimovic, capace di segnare e far segnare.
Quest’anno però, in più di un’occasione, si sono registrati scricchiolii tra la Triade e la famiglia Agnelli. È in arrivo qualche clamorosa rivoluzione?
Credo che l’esito più probabile sarà l’uscita di scena della Famiglia. Il Gruppo Fiat è in gravi difficoltà e questo costringerà a rinunce anche dolorose in settori non strategici: prima che la Ferrari, venderanno la Juventus. Questo, ovviamente, aprirà scenari che vanno al di là del semplice avvicendamento del management. Che comunque – è il caso di ricordarlo – tra un anno vedrà scadere il proprio contratto e a tutt’oggi non è ancora stato avvicinato per rinnovarlo…
Al di là del rendimento in campo, anche i detrattori di Del Piero hanno dovuto riconoscere l’esemplare professionalità del capitano bianconero di fronte alle tante sostituzioni…
E’ vero, anche se il calcio è fatto pure di passione ed emozione, di umori e malumori, di entusiasmi e arrabbiature, che non è così scandaloso far trasparire. Trovo Del Piero sin troppo asettico, mi piacerebbe che ogni tanto “sbottasse” ed esprimesse quello che ha dentro veramente: a volte si fanno più danni tacendo che parlando schiettamente e dicendo verità magari scomode. Non vorrei che la Juventus scudettata in silenzio-stampa e che Del Piero muto davanti a situazioni evidentemente sgradite diventassero il “paradigma” in un ambiente che vive sì della partita della domenica, ma anche della cornice “parlata” degli altri sei giorni della settimana. Certo, piuttosto che dire sciocchezze, è meglio stare zitti…