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Nell’epoca delle squadre nazionali il Ct azzurro Alfredo Binda
riesce a far convivere Ginettaccio e il Campionissimo,
che si aggiudicano due edizioni a testa. Fanno meglio Louison,
primo per tre volte consecutive, e soprattutto il normanno,
re delle cronometro, che centra una cinquina tra il 1957 e il 1964
Dal 1930 al Tour furono ammesse solo squadre nazionali (si andò avanti così fino agli anni Sessanta). A beneficiarne fu soprattutto la Francia, che vinse cinque edizioni consecutive con i vari Leducq, Magne e Speicher.
Nel 1937 la formazione italiana si presentò al via capitanata da un giovane toscano che aveva già dominato il Giro: Gino Bartali. Avviato a vincere, Ginettaccio fu fermato solo dalla caduta in un torrente alpino che lo costrinse al ritiro. Tornò al Tour l’anno dopo e sbaragliò il campo. Due anni più tardi moriva Henri Desgrange: come L’Équipe era subentrata a L’Auto, la direzione del Tour passava così a Jacques Goddet.
Dopo la pausa bellica, la rivalità tra i due italiani Brambilla e Ronconi regalò letteralmente il Tour del 1947 al bretone Jean Robic, detto “testa di vetro” per la fragilità del cranio, indebolito da traumi e trapanazioni. L’anno seguente, un decennio esatto dopo il primo successo, Bartali tornava a imporsi rimontando in classifica con una leggendaria fuga solitaria nella tappa di Briançon. Si disse che quella vittoria, per l’entusiasmo che provocò in patria, salvò dalla guerra civile l’Italia sconvolta dall’attentato a Palmiro Togliatti.
In quegli anni Ct azzurro era il grande Alfredo Binda, costretto a ricorrere ad autentici equilibri diplomatici per far convivere sotto lo stesso tetto della nazionale Coppi e Bartali, che il resto dell’anno si guardavano in cagnesco. I suoi sforzi furono premiati: nel 1949, malgrado una “cotta” spaventosa durante le prime tappe che lo portò a un passo dal ritiro, Fausto Coppi rifilò nella seconda parte del Tour oltre un’ora di distacco all’italo-francese Marinelli (che ne era stato il leader) e trionfò davanti a Bartali. Fu il primo a vincere Giro e Tour nello stesso anno.
Addirittura schiacciante la superiorità del Campionissimo nel 1952: vincitore a cronometro e in salita, primo in classifica con quasi mezz’ora sul secondo, il belga Ockers. Nel 1950, invece, Fiorenzo Magni, in maglia gialla, dovette rinunciare alla vittoria per il ritiro in massa della squadra in segno di protesta per l’aggressione di alcuni facinorosi a Bartali sull’Aspin.
Negli anni successivi la Francia si esaltò per le tre vittorie consecutive di Louison Bobet (1953, 1954, 1955). Il testimone venne poi raccolto dal normanno Jacques Anquetil, fortissimo a cronometro e primo a Parigi per cinque volte (1957, 1961, 1962, 1963 e 1964). Più di lui, però, il pubblico francese amò Raymond Polidor, detto Pou-pou, che collezionò cinque secondi posti senza mai riuscire a indossare la maglia gialla.
Da ricordare, in quel periodo, anche le vittorie del lussemburghese Charly Gaul (1958) e dello spagnolo Federico Martin Bahamontes (1959), mentre nel 1960 fu il toscano Gastone Nencini a imporsi in un’edizione resa tragica dalla caduta che costò al francese Rivière l’abbandono dell’attività.
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