È stato San Francesco la figura di riferimento del Meeting 2012 del Csi (Centro sportivo italiano), che si è svolto ad Assisi nei giorni scorsi. «La figura di Francesco è affascinante – ha spiegato don Alessio Albertini, consulente ecclesiastico nazionale del Csi -, ma è soprattutto il paradigma di un uomo vero, che ha cambiato la sua vita, e quella di tante altre persone, quando ha incontrato Dio e ha scelto di seguirlo totalmente». Le parole di Francesco, dal Cantico delle Creature a tutte le altre, erano buone. «E le parole buone – ha sottolineato don Albertini – sono un ponte gettato verso gli altri. Le parole buone sono quelle che può dire ogni donna e uomo del Csi creando relazioni con gli altri e promuovendo percorsi di maturazione, nella fede e nel solco del Vangelo, che coinvolgono davvero tutti».
Vicini ai giovani
La parola è passata all’allenatore di calcio Emiliano Mondonico, neoambasciatore dello sport in oratorio: «Ho allenato una vita in serie A, ma a 50 anni, forse troppo tardi, ho scoperto il gusto del volontariato, quello che ti gratifica con una pacca sulla spalla. Ho cercato di rimediare; ed eccomi una volta a settimana all’oratorio di Lodi, a insegnare calcio a bambini di 5 o 6 anni, e ai loro genitori». Un altro allenamento speciale è quello che Mondonico conduce una volta a settimana, da volontario, a persone con dipendenza da alcool, da internet, dal gioco d’azzardo e da cocaina: «Ogni settimana un allenamento tipo, che sorprende gli psicologi per partecipazione. Ogni settimana 10 nuovi elementi in campo, ma sempre con lo stesso risultato di trovarli reattivi fino al termine della partitella».
Ambasciatore dello sport oratoriale è anche Mauro Berruto, ct dell’Italvolley bronzo a Londra 2012: «L’attività sportiva è l’occasione in cui gli uomini sono spinti a eccellere, cioè a mettere in campo e a realizzare il proprio potenziale. Per questo credo che sia necessario da parte delle Istituzioni, delle realtà sportive territoriali, della scuola, un doppio investimento a favore dello sport: economico ed emozionale». «Ai nostri giovani dobbiamo dare un progetto, la gioia di inseguire un futuro», ha sostenuto Josefa Idem, campionessa di canoa e nuova ambasciatrice dello sport in oratorio.
La Junior Tim Cup
Prima di Natale sarà siglato un accordo tra Lega serie A di calcio e il Csi, che farà nascere la Junior Tim Cup, il torneo per under 14 con cui gli oratori entreranno sui campi di serie A e che vedrà la fase finale disputarsi come antipasto alla finale di Coppa Italia, che si disputa all’Olimpico nello stadio della capitale. «Lo sport è fondamentalmente emozione e sono qui ad Assisi per onorare una promessa, fatta cinque anni fa: allearsi con il mondo degli oratori e regalare un’iniziativa contagiosa. Questo è un accordo che serve moltissimo al calcio d’élite – ha affermato il direttore generale della Lega serie A di calcio, Marco Brunelli -. Il Csi è contagioso. L’oratorio, come il Csi non ha bisogno di essere raccontato a nessuno. I suoi valori si conoscono tutti assai bene, qualcuno ci è passato, o ci è cresciuto, altri rimpiangono di non esserci passati».
Durante il Meeting di Assisi c’è stato anche il primo raduno della Nazionale amputati calcio Csi, frutto della volontà di un ragazzo di Correggio, Francesco Messori, e del sostegno del Csi. Francesco, 14 anni, nato senza una gamba, non si è arreso alla sua condizione e grazie alla passione trasmessogli dalla madre ha trovato un motivo di riscatto nel calcio. Il presidente del Csi, Massimo Achini, ha evidenziato: «Per noi è davvero un orgoglio infinito aver realizzato questo sogno».
L’impegno a educare
Al Meeting del Csi è intervenuto anche monsignor Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale per il tempo libero, turismo e sport della Cei, per il quale l’impegno del Csi nella Pastorale dello sport, soprattutto in questo Anno della Fede, deve porsi alcuni obiettivi. Innanzitutto, aiutare a superare il “verbalismo” attraverso «uno sport per l’uomo, quello che mette al centro la persona, che non la mitizza, ma la libera rendendola capace di raggiungere la meta». Superare l’«estetismo», recuperando la «bellezza del gesto atletico, dell’armonia delle varie pratiche sportive, la bellezza del vincere dopo la fatica e gli sforzi della preparazione, la bellezza di non sentirsi dei perdenti dopo aver subito una sconfitta non prevista, la bellezza di appartenere a una squadra, dove amicizia e solidarietà s’intrecciano». Superare, infine, il «moralismo»: «Purtroppo anche il gioco, lo sport, si è fatto sporco: azzardopoli, scommessopoli, calciopoli, alcune tragiche morti per suicidio nel mondo dello sport sono segnali che la visione mercantile della vita ha inquinato un po’ tutto il tessuto sociale e che anche settori che richiamano i valori della festa, della gioia, dell’entusiasmo, della felicità, dell’avventura non riescono più a soddisfare o dare risposte al desiderio di vita, di realizzazione, di felicità di tanti nostri giovani. Siamo interpellati e chiamati non a produrre risultati, spettacolo, ma a educare, educare, educare ancora», ha concluso monsignor Lusek.