Raramente la Champions League ha avuto una fase conclusiva così accattivante. Quattro semifinaliste – Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco e Borussia Dortmund – per uno scontro Spagna-Germania che non si sa ancora quanto sarà incrociato: il sorteggio, infatti, potrebbe anche determinare due derby fratricidi. A ben vedere, della nobiltà europea del pallone manca solo il Manchester United, estromesso negli ottavi dal Real e da un arbitro non all’altezza della sfida. In compenso c’è il Borussia, che pur con teutonico vigore appare la squadra più simile, per impostazione di gioco, al modello-Barcellona.
Proprio il Borussia è la squadra che ha faticato maggiormente per staccare il tagliando d’accesso alle semifinali, conquistato ai danni del Malaga solo in rocamboleschi minuti di recupero. Anche Real e Barcellona hanno sofferto: forti del 3-0 dell’andata i madrileni hanno rischiato una clamorosa imbarcata a Istanbul (a 20 minuti dalla fine il Galatasaray era a due gol dalla qualificazione); i catalani hanno dovuto ricorrere all’acciaccato Messi per spegnere i legittimi sogni di gloria del Paris Saint Germain.
Il Bayern, di contro, è la squadra volata in semifinale con maggiore disinvoltura (due vittorie sulla Juventus, sia all’andata, sia al ritorno). I bavaresi sembrano l’undici più solido: grande tenuta difensiva, rigorosa organizzazione di gioco, abbondanza di risorse offensive. Hanno anche rapidamente metabolizzato lo scioccante precedente dell’anno scorso, la sconfitta ai rigori col Chelsea nella finale casalinga, quando tutta Monaco era pronta a festeggiare il ritorno della “coppa dalle grandi orecchie”. E negli ultimi tre anni il Bayern ha già disputato due finali.
Guardando alle altre tre semifinaliste, qualche pecca si scorge. Il Real può fare ciò che vuole dal centrocampo in su (specie se Ronaldo si mantiene su questi livelli), ma subisce troppi gol e non tutto si può addebitare all’ostinazione con cui Mourinho schiera in porta Diego Lopez al posto di Casillas. Il Barcellona, quando è al top, è inarrivabile: rimane però un po’ troppo incline allo sterile autocompiacimento, col rischio che la superiorità di gioco non si traduca in gol (a meno che non ci pensi, direttamente o indirettamente, il solito Messi). Fatte le debite proporzioni, è lo stesso difetto del Borussia: i pericoli corsi col Malaga sono anche frutto della quantità industriale di reti fallite da Gotze e compagni nei 180 minuti.
Un’ultima considerazione sugli assenti, cioè noi. Se il Bayern è la squadra che si è qualificata più facilmente alle semifinali, vuol dire anche che il suo avversario, la Juventus, è quello che ha fatto la più magra figura tra le otto ammesse ai quarti: il divario – in termini di gioco, classe e personalità – ai danni dei bianconeri è parso davvero imbarazzante. Un’ulteriore dimostrazione del fatto che, al tavolo buono del calcio, l’Italia non siede più da un pezzo.