Ogni giorno parlo ai miei ragazzi del Centro e dell’Istituto di formazione professionale. Non è facile arrivare ai loro cuori e intelligenze! Devi essere preparato e convinto delle cose che dici. Se arrivi all’ultimo momento, di corsa, “impreparato”, se ne accorgono subito e te ne accorgi dal come si muovono o si pongono seduti, dagli sguardi rivolti altrove! Ogni giorno parlo ai miei ragazzi del Centro e dell’Istituto di formazione professionale. Non è facile arrivare ai loro cuori e intelligenze! Devi essere preparato e convinto delle cose che dici. Se arrivi all’ultimo momento, di corsa, “impreparato”, se ne accorgono subito e te ne accorgi dal come si muovono o si pongono seduti, dagli sguardi rivolti altrove! Sfide e indifferenza Qualcuno ti sfida su argomenti essenziali del vivere, altri sono indifferenti, pigri in campo culturale, li devi scuotere, smuovere, cercare di appassionarli, in tanti sono quelli che vengono alla scuola dei salesiani per la scuola ma sono lontani da Dio, giacciono abbandonati nel loro tran-tran quotidiano, fatto di musica, di sballo, di ricerca di attimi di gioia, di piacere, senza troppe responsabilità o impegni che richiedono sacrificio. Appaiono insignificanti ma non devi lasciarli tali: l’educatore, il formatore, il docente deve cavar fuori le sue energie per coinvolgerli in un progetto di vita, invitandoli a prendere in mano il loro futuro nella libertà, nella responsabilità, nella capacità di stare con gli altri, lavorando e vivendo la solidarietà. Le meraviglie di Dio Il problema è serio quando si tratta di parlare di Dio e delle sue “meraviglie”, delle “leggi” che devono regolare la vita alla luce del Vangelo, degli insegnamenti della Chiesa, quando si devono affrontare le gravi situazioni storiche o pubbliche, dove sono sommersi da mille altre notizie, “soggiogati” dalle immagini e dalle parole di profeti, più o meno veri, che mettono in dubbio Dio, la Chiesa, la stessa esistenza di Gesù Cristo. “L’oblio di Dio priva di luce la stessa creatura”, afferma la Gaudium et spes. La luce di Dio ci dice che facciamo tutti parte della stessa famiglia sua: senza alcuna differenza di razza. Allora, ti domandano, se questo vero, perché i grandi rimandano indietro nell’inferno della loro miseria i figli di Dio, che hanno attraversato il deserto, si sono imbarcati su barconi, rischiando la vita? Non esiste la parabola del Buon Samaritano per chi governa? Sembra di no: i samaritani sono quelli della Caritas, sono le Chiese, i credenti ma chi governa deve seguire altre leggi, quelle del “buon governo”, quelle della sicurezza, del contrastare i “nemici” dell’ordine pubblico. Mele marce? Un buon gruppo dei miei ragazzi sono stranieri, altri emarginati dalla scuola, perché “guasti, cattivi, mele marce”, stentano a capire certi ragionamenti, che li confondono e li portano a non credere nel bene, nel perdono. Non sono in grado di esplicitarlo in buon italiano, ma di fronte ai ragionamenti ordinari di certa gente, viene loro da dire che il bene e la giustizia non rendono in termini di successo. Maritain suggerirebbe loro il perché razionale: “il bene nel quale fruttifica la giustizia della città non ha nulla a vedere con risultato immediato visibile”. Sembra aver più risultato l’angosciare la gente, agitare lo spettro delle paure, che diventano una buona base alle motivazioni dei leviti di turno, dei neo-sacerdoti del potere, di agire la politica dei “respingimenti”, lasciando ai Samaritani quello di medicare le ferite e seppellire i morti. Solo che un dubbio agita la mente della gente di buona volontà, che ha a cuore anche i poveracci: “In terra di Libia, ci sono questi samaritani?”. I potenti e il Vangelo Con i ragazzi abbiamo pure ragionato sul come vengono confezionate le notizie oggi. Ci siamo chiesti in nome di chi lo fanno? A quali interessi sono asserviti? Una notizia a caso, tra le tante che invadono le nostre case: come mai viene data così grande importanza all’influenza “suina”, che ha coinvolto rarissimi casi in Italia, qualcuno di più oltre i confini, e non si accenna più di tanto del miliardo di persone che vivono nella miseria più nera, di cui ha parlato Benedetto XVI in questi giorni? Di più del delitto di Garlasco che delle migliaia di cristiani, eliminati fisicamente nel Sudan e nel mondo intero? Sono i misteri di questo nostro mondo occidentale, che sanno di morte dell’amore, di spegnimento della carità e che si scuote solo quando i mass-media concentrano alcune notizie, per nostra fortuna, sul terremoto in Abruzzo! Chissà che, prima o poi, anche i potenti non prendano in mano il Vangelo per cercare di fare luce nella notte. Un detto chassidico dice che basta un poco di luce per fugare una grande tenebra. Cristo è la luce. Almeno noi credenti cerchiamo di tenerla accesa per dare speranza ai tanti che non ce l’hanno forse per colpa della nostra pigrizia e poca audacia!
Il Vangelo oggi
L’oblio di Dio oscura l’uomo
Cristo è la luce. Almeno noi credenti cerchiamo di tenerla accesa per dare speranza ai tanti che non ce l'hanno
Vittorio CHIARI Redazione Diocesi
12 Maggio 2009