Famiglia, scuola e oratorio, gruppi e associazioni, come “arca di Noè” per prevenire i tanti disagi che colpiscono i nostri ragazzi e ragazze, sommersi, inondati dal diluvio di immagini, che tolgono loro il respiro, in un naufragio, che non può lasciare indifferenti gli adulti.
Occorre reagire, mettendoli in guardia, fin dalla tenera età, da un fenomeno chiamato con parola inglese, che lo rende affascinante, quasi innocuo, la Kidfluence.
Ormai dobbiamo abituarci all’invasione dell’inglese, che rende barbara la nostra lingua italiana. La Kidfkuence nel linguaggio del marketing (e dai con l’inglese!) è un modo per influenzare il bimbo non solo perché acquisti cose ma perché formuli richieste ai genitori per l’acquisto di prodotti che non riguardano esclusivamente il loro mondo.
Gli esperti del settore sanno che i bimbi sono capaci di “tormentoni” che obbligano i genitori a cedere, cosa abbastanza facile, se il genitore è un debole o ha qualcosa da farsi perdonare dal bimbo o dalla bimba, ad esempio, un abbandono affettivo. E allora, non dando il proprio tempo o il proprio affetto, si coprono bimbi di cose, rispondendo alle loro voglie più che ai bisogni profondi, che riempiono il cuore.
Per i giovani adolescenti il quadro non è dei più entusiasmanti! E’ quello di una generazione condannata alla bellezza, all’apparire: questi nostri ragazzi e ragazze sono sottoposti in maniera ossessiva a modelli mediatici, che impongono la bellezza, la perfezione dell’immagine, per cui un naso storto, labbra sottili, possono diventare un problema esistenziale, soprattutto per le ragazze. Che dire poi dell’abbigliamento, del tempo dedicato alle nuove tecnologie, che a volte creano dipendenza, patologie che gli esperti chiamano internet addiction disorders?
La famiglia, che mantiene ancora un buon influsso educativo sui bimbi delle elementari, avverte poi che con gli adolescenti i rapporti sono allentati, superficiali e conflittuali: l’adolescente dipende più dal riconoscimento dei compagni, dal loro rispetto affetto, anche quando li trascinano in situazioni a rischio. L’impegno educativo degli adulti non sempre è in grado di tamponare queste pressioni, ma il tentativo di prevenirle va assolutamente tentato nelle varie realtà, dove i ragazzi e i giovani sono costretti a vivere come la scuola, o aderiscono liberamente come l’oratorio, le associazioni, i gruppi, i movimenti.
Nella scuola i docenti fanno un buon lavoro di prevenzione, quando curano la formazione al senso critico, alle cose belle, alla libertà e alla responsabilità, alla sana gerarchia di valori, all’apertura all’altro, all’uso dei mezzi tecnologici. Nell’oratorio, nelle associazioni, nei gruppi e movimenti è quanto mai efficace l’azione di sostegno mediante la buona educazione dei sentimenti, delle emozioni, una vita di gruppo piacevole, che sviluppa interessi nel tempo libero (gioco, teatro, musica), che dà importanza alla formazione religiosa, alle esperienze di carità e di volontariato.
Riprendere a educare è fondamentale per gli adulti: non si può abdicare, senza creare uno squilibrio per le giovani generazioni che si trovano di fronte a troppe situazioni di insicurezza, di incertezza, di precarietà. Abbandonarle a se stesse, è un tradimento, che non ci perdoneranno, quando apriranno i loro occhi sul come e sul per chi stanno vivendo, quando si troveranno su una zattera senza orientamenti o scoprono di essere vittime dei loro desideri senza fine.
«Per questo ci vogliono maestri capaci di insegnare e di testimoniare con il loro vissuto, anche se è difficile avere l’una e l’altra, se non c’è un patrimonio di valori e di saperi, una tradizione,ritenuta degna di essere tramandata, per la quale è giusto esigere rigore, fatica, disciplina e fiducia nel futuro». (R. Mion).
Va infine sottolineata l’importanza della relazione: le vittime delle varie dipendenze, compulsive o non, sono quei ragazzi e ragazze, gli adolescenti, i giovani, che non hanno relazioni significative, costruite nel tempo. Anche ai più sprovveduti in campo educativo, pare evidente che ragazzi, cresciuti nell’isolamento affettivo, cerchino spesso situazioni a rischio, che diano emozioni forti, senza rendersi conto delle conseguenze negative delle proprie azioni, raggruppandosi nel branco, convinti di farla sempre franca di fronte alle legge, quasi eroi invulnerabili. Come sono lontani questi gruppi dall’esperienza originale degli oratori e delle associazioni, là dove le relazioni sono forti e i progetti chiari, esigenti, sulla linea della libertà e dell’amore! Dalla vita familiare, là dove la comunicazione affettiva e viva! Dalla scuola, che ha ritrovato la sua dimensione educativa oltre che competenza culturale, scientifica!
Famiglia, scuola e oratorio, gruppi e associazioni, come “arca di Noè” per prevenire i tanti disagi che colpiscono i nostri ragazzi e ragazze, sommersi, inondati dal diluvio di immagini, che tolgono loro il respiro, in un naufragio, che non può lasciare indifferenti gli adulti. Occorre reagire, mettendoli in guardia, fin dalla tenera età, da un fenomeno chiamato con parola inglese, che lo rende affascinante, quasi innocuo, la Kidfluence. Ormai dobbiamo abituarci all’invasione dell’inglese, che rende barbara la nostra lingua italiana. La Kidfkuence nel linguaggio del marketing (e dai con l’inglese!) è un modo per influenzare il bimbo non solo perché acquisti cose ma perché formuli richieste ai genitori per l’acquisto di prodotti che non riguardano esclusivamente il loro mondo. Gli esperti del settore sanno che i bimbi sono capaci di “tormentoni” che obbligano i genitori a cedere, cosa abbastanza facile, se il genitore è un debole o ha qualcosa da farsi perdonare dal bimbo o dalla bimba, ad esempio, un abbandono affettivo. E allora, non dando il proprio tempo o il proprio affetto, si coprono bimbi di cose, rispondendo alle loro voglie più che ai bisogni profondi, che riempiono il cuore. Per i giovani adolescenti il quadro non è dei più entusiasmanti! E’ quello di una generazione condannata alla bellezza, all’apparire: questi nostri ragazzi e ragazze sono sottoposti in maniera ossessiva a modelli mediatici, che impongono la bellezza, la perfezione dell’immagine, per cui un naso storto, labbra sottili, possono diventare un problema esistenziale, soprattutto per le ragazze. Che dire poi dell’abbigliamento, del tempo dedicato alle nuove tecnologie, che a volte creano dipendenza, patologie che gli esperti chiamano internet addiction disorders? La famiglia, che mantiene ancora un buon influsso educativo sui bimbi delle elementari, avverte poi che con gli adolescenti i rapporti sono allentati, superficiali e conflittuali: l’adolescente dipende più dal riconoscimento dei compagni, dal loro rispetto affetto, anche quando li trascinano in situazioni a rischio. L’impegno educativo degli adulti non sempre è in grado di tamponare queste pressioni, ma il tentativo di prevenirle va assolutamente tentato nelle varie realtà, dove i ragazzi e i giovani sono costretti a vivere come la scuola, o aderiscono liberamente come l’oratorio, le associazioni, i gruppi, i movimenti. Nella scuola i docenti fanno un buon lavoro di prevenzione, quando curano la formazione al senso critico, alle cose belle, alla libertà e alla responsabilità, alla sana gerarchia di valori, all’apertura all’altro, all’uso dei mezzi tecnologici. Nell’oratorio, nelle associazioni, nei gruppi e movimenti è quanto mai efficace l’azione di sostegno mediante la buona educazione dei sentimenti, delle emozioni, una vita di gruppo piacevole, che sviluppa interessi nel tempo libero (gioco, teatro, musica), che dà importanza alla formazione religiosa, alle esperienze di carità e di volontariato.Riprendere a educare è fondamentale per gli adulti: non si può abdicare, senza creare uno squilibrio per le giovani generazioni che si trovano di fronte a troppe situazioni di insicurezza, di incertezza, di precarietà. Abbandonarle a se stesse, è un tradimento, che non ci perdoneranno, quando apriranno i loro occhi sul come e sul per chi stanno vivendo, quando si troveranno su una zattera senza orientamenti o scoprono di essere vittime dei loro desideri senza fine. «Per questo ci vogliono maestri capaci di insegnare e di testimoniare con il loro vissuto, anche se è difficile avere l’una e l’altra, se non c’è un patrimonio di valori e di saperi, una tradizione,ritenuta degna di essere tramandata, per la quale è giusto esigere rigore, fatica, disciplina e fiducia nel futuro». (R. Mion).Va infine sottolineata l’importanza della relazione: le vittime delle varie dipendenze, compulsive o non, sono quei ragazzi e ragazze, gli adolescenti, i giovani, che non hanno relazioni significative, costruite nel tempo. Anche ai più sprovveduti in campo educativo, pare evidente che ragazzi, cresciuti nell’isolamento affettivo, cerchino spesso situazioni a rischio, che diano emozioni forti, senza rendersi conto delle conseguenze negative delle proprie azioni, raggruppandosi nel branco, convinti di farla sempre franca di fronte alle legge, quasi eroi invulnerabili. Come sono lontani questi gruppi dall’esperienza originale degli oratori e delle associazioni, là dove le relazioni sono forti e i progetti chiari, esigenti, sulla linea della libertà e dell’amore! Dalla vita familiare, là dove la comunicazione affettiva e viva! Dalla scuola, che ha ritrovato la sua dimensione educativa oltre che competenza culturale, scientifica!
Educare oggi
Famiglia, scuola e oratorio, “arca di Noè” per i disagi giovanili
Kidfluence,�l'immagine prima di tutto, emozioni folli e forti...�È sempre più difficile�offrire dei modelli educativi validi ai nostri ragazzi, vittime di sempre nuove dipendenze.�«Occorrono�maestri capaci di insegnare e testimoniare», dice don Vittorio, esperto di educazione, citando il salesiano don Mion, e soprattutto occorre investire sulle relazioni, come antidoto all'isolamento affettivo -
di Vittorio CHIARI Redazione Diocesi
2 Dicembre 2010